Venerdì 21 marzo, è stata presentata la ricostruzione scientifica di quello che sarebbe stato il volto di Santa Teresa d’Ávila all’età di circa 50 anni, basata su uno studio antropomorfico e forense, testimonianze storiche e descrizioni dell’epoca.
Il lavoro è stato diretto dal professor Ruggero D’Anastasio, dell’Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara (Italia), e realizzato dalla professoressa Jennifer Mann, specialista del Victorian Institute of Forensic Medicine dell’Università di Monash (Australia).
La presentazione del volto è frutto del riconoscimento canonico del sepolcro della riformatrice dell’Ordine del Carmelo, autorizzato lo scorso agosto dal Vaticano.
La professoressa Mann spiega, in una dichiarazione diffusa dalla Provincia Iberica dei Carmelitani Scalzi, che, oltre ai dati scientifici, il suo lavoro si è basato anche su altre fonti importanti, come “un ritratto di Fray Juan de la Miseria e una descrizione dettagliata di Santa Teresa realizzata da Madre María de San José, che visse con la santa”.
Per ottenere il risultato finale, è stato prima ricostruito il cranio con argilla, “posizionando correttamente la mandibola”, ricostruendo i denti mancanti e usando “una combinazione di metodologie forensi di ricostruzione facciale utilizzate negli Stati Uniti e nel Regno Unito”.
I principali muscoli facciali sono stati modellati con argilla morbida a base oleosa e i tessuti molli (occhi, naso, labbra) “sono stati stimati mediante formule basate sulle misurazioni del cranio e lo studio di radiografie”.
Altre formule hanno permesso di calcolare la lunghezza, larghezza e angolo del naso e di determinare l’orientamento corretto per la posizione degli occhi nelle orbite craniche.

“Con il consenso del Padre Postulatore Generale dei Carmelitani Scalzi, ho scolpito Santa Teresa di Gesù intorno ai 50 anni, riflettendo il suo aspetto paffuto, così come lo descrisse Madre María de San José”, spiega la specialista.
Aggiunge inoltre che “il velo, la cuffia e l’abito di Santa Teresa di Gesù sono ispirati a dipinti storici, seguendo i consigli di Padre Miguel Ángel González”.
“Questa scultura potrebbe essere la rappresentazione più accurata di come fosse realmente Santa Teresa di Gesù in vita”, conclude la professoressa Mann.
Al tempo della prima fondazione della riforma teresiana
La ricostruzione rappresenta la santa all’età di circa 50 anni, che avrebbe compiuto il 28 marzo 1565. In quegli anni venne fondato il convento di San Giuseppe ad Ávila, il primo dei conventi riformati dalla mistica spagnola, dove risiedette tra agosto 1562 e il 1567.
La santa scrisse nel suo Libro della Vita (noto come Autografo dell’Escorial) che lì visse “gli anni più felici e sereni della mia vita, la cui pace e tranquillità la mia anima rimpiange spesso profondamente”.
In un testo del P. Miguel Ángel González, priore carmelitano di Alba de Tormes, si sottolinea che in quegli anni Santa Teresa viveva un’intensa tensione spirituale:
“Erano gli anni dell’estasi nella sua vita mistica, il passaggio delle seconde dimore, con grande impeto e crescita dell’amore, e con presentimenti dell’approdo alla vita eterna”.
In quel periodo scrisse il suo noto Cammino di perfezione e le costituzioni per la nuova forma di vita claustrale, una riforma che estese rapidamente. Il 13 agosto 1567 partì da Ávila per Medina del Campo, dove il giorno 15 agosto iniziò la seconda delle sue 17 fondazioni sparse in tutta la Spagna, da nord a sud, da Burgos a Siviglia.
Resti mortali mummificati in “stato di conservazione straordinario”
Il team medico-scientifico che ha reso possibile la ricostruzione del volto ha consegnato all’Ordine dei Carmelitani Scalzi un documento preliminare di 53 pagine che sintetizza l’intera ricerca elaborata dall’antropologo Luigi Capasso.
Nella sintesi si specifica che tutti i resti mortali della santa esaminati (distribuiti tra Spagna e Italia) sono stati mummificati naturalmente e si trovano in uno stato di conservazione straordinario.
Si evidenzia, in particolare, che sul volto si conservano ancora il cuoio capelluto con numerose tracce di capelli castani, il padiglione auricolare sinistro, l’occhio destro con le palpebre integre, l’iride scura, la tridimensionalità del globo oculare, tutti i tessuti molli del naso, incluse le narici e il vertice della piramide nasale.
Si nota inoltre una muscolatura mimica rilassata, che ancora trasmette la serenità con cui la Santa affrontò il momento della morte.
Le analisi antropometriche indicano che l’altezza probabile di Teresa Cepeda y Ahumada era di 156,8 cm, e dall’esame delle ossa si deduce che soffriva di osteoporosi, oltre a una curvatura anteriore del collo e del tronco, che le dava un aspetto piegato in avanti, con la testa inclinata verso il basso, costringendola probabilmente a una posizione supina forzata e scomoda, senza poter poggiare la testa sul cuscino.
Soffriva anche di una grave artrosi bilaterale alle ginocchia (molto più severa nella sinistra) e di un’affezione ossea sotto i talloni, che le causava dolore.
Per quanto riguarda la bocca, sono rimasti solo tre denti, ma l’analisi rivela che soffriva di carie dentale severa, forte usura dentale e depositi evidenti di tartaro.
Infine, sul braccio destro è stata individuata una lesione che potrebbe essere stata causata dal suo continuo scrivere.
Tradotto e adattato dalla redazione di ewtn.it. L’originale si trova qui.