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Il Vaticano e il Futuro della Longevità

In un mondo in cui la popolazione anziana cresce rapidamente, il Vaticano apre un dialogo globale sul tema della longevità. Scienza, fede e umanità si incontrano in una conferenza d’alto livello che riflette sull’invecchiamento, la salute e il ruolo della fragilità come forza. Con interventi di esperti e figure chiave come l’arcivescovo Vincenzo Paglia e il Nobel Venkatraman Ramakrishnan, il summit getta le basi per un nuovo approccio alla cura e al rispetto della vita in ogni sua fase.

La popolazione mondiale sta invecchiando. Oggi, la maggior parte delle persone può aspettarsi di vivere fino a sessant’anni e oltre. In ogni angolo del pianeta si registra un aumento costante della percentuale di anziani. Entro il 2030, si stima che una persona su sei nel mondo avrà 60 anni o più. Il benessere delle persone anziane è da sempre una priorità per Papa Francesco, e ora diventa anche uno dei temi centrali del dibattito scientifico e pastorale.

Presso la Sala Stampa della Santa Sede si è tenuta una conferenza stampa che ha dato il via a un dialogo trasformativo sul tema della salute globale e della longevità. Tra gli oratori principali, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che ha voluto sottolineare il valore umano e spirituale della fragilità, ispirandosi all’esperienza recente del Santo Padre.

“Penso che Papa Francesco durante i suoi giorni in ospedale abbia lanciato un grande magistero sulla fragilità. Accettare di essere fragili spinge tutti noi a esserlo. Se siamo obbligati a prenderci cura l’uno dell’altro è più difficile lottare.”

Oltre a monsignor Paglia, sono intervenuti anche padre Alberto Carrara, presidente del comitato organizzatore, e il dottor Venkatraman Ramakrishnan, premio Nobel per la chimica nel 2009. Insieme, hanno promosso una visione interdisciplinare della longevità, fondata sulla collaborazione tra scienza, medicina e umanesimo.

“Ciò che mi colpisce della ricerca non è far vivere le persone molto più a lungo, ma in modo più sano,” ha affermato Ramakrishnan.

Un contributo particolarmente toccante è arrivato dal professor Giulio Maira, neurochirurgo di fama internazionale ed ex direttore dell’Istituto di Neurochirurgia del Policlinico Gemelli, oggi alla guida della Fondazione Atena. Con uno sguardo umano e profondo, ha ricordato quanto sia fondamentale l’atteggiamento interiore nel percorso di cura:

“Il Papa è l’esempio vivente che anche una malattia grave può essere affrontata con dignità, con coraggio, con serenità. Questo deve essere un esempio per tutti. Le malattie arrivano, la scienza ci può far curare, ci può far guarire. Dobbiamo arrivare al superamento della malattia con un animo sereno, perché la cura molte volte viene dall’interno. Deprimersi, essere amareggiati per quello che ci succede riduce le nostre difese immunitarie, quindi ci peggiora l’evoluzione della malattia stessa.”

Alla fine della conferenza stampa, si è tenuto il Summit inaugurale sulla longevità nelle immediate vicinanze del Vaticano: un’occasione storica per mettere in dialogo esperti, religiosi, accademici e rappresentanti delle istituzioni. L’obiettivo? Costruire una società capace di accogliere, valorizzare e accompagnare ogni fase della vita umana, anche e soprattutto quella più fragile.

Un messaggio di speranza e responsabilità che parte da Roma per raggiungere il mondo intero.

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