Il 2 aprile 2005, il mondo intero si fermava in preghiera per la morte di Giovanni Paolo II. A distanza di vent’anni, la sua eredità spirituale e il suo impatto storico restano più vivi che mai. Dalla caduta del comunismo alla Giornata Mondiale della Gioventù, passando per un pontificato lungo 26 anni, San Giovanni Paolo II ha toccato il cuore di milioni di persone. In questo reportage, raccolto tra Cracovia, Roma e Miami, voci autorevoli raccontano chi era davvero Karol Wojtyła e perché ancora oggi è considerato il “Papa che ha cambiato la storia”.
Il Papa dei miracoli e della speranza
«Egli è all’opera ed è visibile. Le persone si rivolgono a Dio attraverso di lui e ricevono varie grazie, molte», afferma il cardinale Stanisław Dziwisz, storico segretario personale di Giovanni Paolo II. «Spesso lo consiglio alle persone malate di cancro, che ricevono la grazia della guarigione per intercessione di Giovanni Paolo II. E questi casi sono così evidenti, così assolutamente chiari, che non ci sono dubbi: la gente è convinta che Giovanni Paolo II abbia agito».
Due guarigioni miracolose – suor Marie Pierre dal morbo di Parkinson e Floribeth Mora Díaz da un aneurisma cerebrale – hanno aperto la strada alla sua canonizzazione, avvenuta solo nove anni dopo la morte.
Ma l’impatto del suo pontificato, il secondo più lungo della storia, va ben oltre i miracoli.
La rivoluzione pacifica dell’Est
«Giovanni Paolo II ha cambiato il mondo e il mondo in cui viviamo oggi ha preso forma da lui, o almeno per alcuni aspetti, grazie alla sua testimonianza», spiega l’arcivescovo di Miami, Thomas G. Wenski. «Soprattutto quando andò in Polonia nel 1979 e ispirò il popolo dicendo: “Non abbiate paura”. E chiedendo allo Spirito Santo di inviare e cambiare il volto di questa terra».
La sua visita fu determinante per la rinascita della libertà in Europa dell’Est. Lo stesso Gorbaciov, come ricorda il cardinale Dziwisz, disse: «Ho letto i suoi documenti, le sue encicliche, e sono giunto alla conclusione che qualcosa deve cambiare in Russia».
«Il mio primo viaggio in Polonia è stato nel 1980, un anno dopo la visita del Papa, e le decorazioni erano ancora fuori davanti alle case. Le bandiere, le foto del Papa… Tutti sapevano che era l’inizio del cambiamento, l’inizio della fine», racconta ancora Wenski.
La forza nella preghiera e nell’offerta
Il 13 maggio 1981, in Piazza San Pietro, un attentato rischiò di spegnere per sempre quella voce profetica. «Il Papa era in piedi e io ero seduto dietro di lui», ricorda Dziwisz. «La seconda volta che ci siamo avvicinati al Portone di Bronzo, sono stati sparati dei colpi. Il Papa era ancora in piedi – gli ho anche chiesto: “Dove?”. E mi ha mostrato che gli avevano sparato all’addome e che la sua mano era ferita. Avendo perso molto sangue, si è indebolito e allora l’ho sorretto».
Fu in quel momento che il Papa sentì forte la protezione della Madonna di Fatima. «Il Papa era molto devoto alla Madonna di Fatima, ma niente di più. Poi, mentre era ancora in ospedale, ripensò al segreto di Fatima. Chiese che gli venissero portati al Gemelli i testi conservati presso la Congregazione per la Dottrina della Fede», racconta ancora Dziwisz.
Anni dopo, suor Lucia dirà: «Ciò che la Madonna desiderava e che era scritto in quei documenti si è realizzato». Da lì, la decisione del Papa di consacrare la Russia al Cuore Immacolato di Maria, insieme ai vescovi di tutto il mondo.
Instancabile pellegrino, amico dei giovani, amante dello sci e della montagna, Giovanni Paolo II è stato soprattutto un uomo di profonda preghiera.
«Aveva sempre un momento di preghiera alla fine di ogni giornata», ricorda Umberto Civitarese, giornalista della Radio Vaticana che lo ha seguito in 60 viaggi. «Quando ritornava in nunziatura, lui si ritirava sempre nella cappella a pregare. Sempre».
«La sua santità era evidente soprattutto nella preghiera. Era un uomo di profonda e incrollabile preghiera», ribadisce Dziwisz. «Aveva un amore profondo per il Rosario, che rimase con lui fino alla fine, anche quando non poteva più parlare. L’ultimo giorno della sua vita, chi era nel suo appartamento lo recitò per lui, insieme a una folla di giovani in Piazza San Pietro, tutti uniti nella preghiera».
«Con attenzione e discrezione aprivamo la finestra quel tanto che bastava perché le voci lo raggiungessero, in modo che potesse provare la gioia di sapere che tutte quelle persone erano lì con lui».
«Un grande gruppo di giovani ha vegliato per il secondo giorno. Sono uscito in piazza e ho detto loro: “Andate a casa”. Ma loro hanno risposto: “È sempre stato con noi e ora vogliamo stare con lui”. E sono rimasti. I giovani non lo hanno mai lasciato fino alla fine».