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Catechesi preparate da Papa Francesco sul dialogo tra Gesù e Nicodemo

Papa Francesco durante l'udienza generale del 12 febbraio.
Papa Francesco durante l'udienza generale del 12 febbraio. | Credito: Daniel Ibanez - EWTN News

Ecco il testo preparato da Papa Francesco e diffuso dal Vaticano per l’Udienza generale di questo mercoledì, annullata per la quarta volta a causa del suo ricovero in ospedale. Il Santo Padre si sofferma sul dialogo tra Gesù e Nicodemo, raccontato nel capitolo 3 del Vangelo di Giovanni.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Con questa catechesi iniziamo a contemplare alcuni incontri raccontati nei Vangeli, per comprendere il modo in cui Gesù dona speranza. In effetti, ci sono incontri che illuminano la vita e portano speranza. Può accadere, per esempio, che qualcuno ci aiuti a vedere da una prospettiva diversa una difficoltà o un problema che stiamo vivendo; oppure può succedere che qualcuno ci regali semplicemente una parola che non ci fa sentire soli nel dolore che stiamo attraversando. Ci possono essere a volte anche incontri silenziosi, in cui non si dice niente, eppure quei momenti ci aiutano a riprendere il cammino.

Il primo incontro su cui vorrei fermarmi è quello di Gesù con Nicodemo, narrato nel capitolo 3 del Vangelo di Giovanni. Comincio da questo episodio perché Nicodemo è un uomo che, con la sua storia, dimostra che è possibile uscire dal buio e trovare il coraggio di seguire Cristo.
Nicodemo va da Gesù di notte: un orario insolito per un incontro. Nel linguaggio di Giovanni, i riferimenti temporali hanno spesso un valore simbolico: qui la notte è probabilmente quella che c’è nel cuore di Nicodemo. È un uomo che si trova nel buio dei dubbi, in quell’oscurità che viviamo quando non capiamo più quello che sta avvenendo nella nostra vita e non vediamo bene la strada da seguire.

Se sei nel buio, ovviamente cerchi la luce. E Giovanni, all’inizio del suo Vangelo, scrive così: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (1,9). Nicodemo cerca dunque Gesù perché ha intuito che Lui può illuminare il buio del suo cuore.

Tuttavia, il Vangelo ci racconta che Nicodemo non riesce a comprendere subito ciò che Gesù gli dice. E così vediamo che ci sono tanti fraintendimenti in questo dialogo, e anche tanta ironia, che è una caratteristica dell’evangelista Giovanni. Nicodemo non capisce quello che Gesù gli dice perché continua a pensare con la sua logica e le sue categorie. È un uomo con una personalità ben definita, ha un ruolo pubblico, è uno dei capi dei giudei. Ma probabilmente i conti non gli tornano più. Nicodemo sente che qualcosa non funziona più nella sua vita. Avverte il bisogno di cambiare, ma non sa da dove cominciare.

In alcuni passaggi della vita questo succede a tutti noi. Se non accettiamo di cambiare, se ci chiudiamo nella nostra rigidità, nelle abitudini o nei nostri modi di pensare, rischiamo di morire. La vita sta nella capacità di cambiare per trovare un modo nuovo di amare. Gesù parla infatti a Nicodemo di una nuova nascita, che è non solo possibile, ma addirittura necessaria in alcuni momenti del nostro cammino. A dire il vero, l’espressione usata nel testo è già di per sé ambivalente, perché anōthen (ἄνωθεν) può essere tradotto sia “dall’alto” sia “di nuovo”. Piano piano, Nicodemo capirà che questi due significati stanno insieme: se lasciamo che lo Spirito Santo generi in noi una vita nuova, nasceremo un’altra volta. Ritroveremo quella vita, che forse in noi si stava spegnendo.

Ho scelto di iniziare da Nicodemo anche perché è un uomo che, con la sua stessa vita, dimostra che questo cambiamento è possibile. Nicodemo ce la farà: alla fine egli sarà tra coloro che vanno da Pilato per chiedere il corpo di Gesù (cfr Gv 19,39)! Nicodemo è finalmente venuto alla luce, è rinato, e non ha più bisogno di stare nella notte.

I cambiamenti a volte ci spaventano. Da una parte ci attraggono, a volte li desideriamo, ma dall’altra preferiremmo rimanere nelle nostre comodità. Per questo lo Spirito ci incoraggia ad affrontare queste paure. Gesù ricorda a Nicodemo – che è un maestro in Israele – che anche gli israeliti ebbero paura mentre camminavano nel deserto. E si fissarono così tanto sulle loro preoccupazioni che a un certo punto quelle paure presero la forma di serpenti velenosi (cfr Nm 21,4-9). Per essere liberati, dovevano guardare il serpente di rame che Mosè aveva messo su un’asta, dovevano cioè alzare lo sguardo e stare davanti all’oggetto che rappresentava le loro paure. Solo guardando in faccia quello
che ci fa paura, possiamo cominciare a essere liberati.

Nicodemo, come tutti noi, potrà guardare il Crocifisso, Colui che ha sconfitto la morte, la radice di tutte le nostre paure. Alziamo anche noi lo sguardo verso Colui che hanno trafitto, lasciamoci anche noi incontrare da Gesù. In Lui troviamo la speranza per affrontare i cambiamenti della nostra vita e nascere di nuovo.

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