A fine aprile, Roma si prepara ad accogliere migliaia di giovani pellegrini in occasione del Giubileo degli adolescenti, un evento che culminerà con la canonizzazione di Carlo Acutis, il primo santo millenial. Le parrocchie della capitale si stanno mobilitando per offrire accoglienza, mentre volontari e famiglie romane aprono le loro porte per ospitare i partecipanti.
Ma come può la Chiesa entrare veramente in contatto con i giovani di oggi? Hannah Brockhaus, corrispondente senior dal Vaticano per EWTN, ha intervistato don Alfredo Tedesco, direttore della Pastorale Giovanile della Diocesi di Roma, per approfondire il significato di questo evento e l’impegno della Chiesa nel dialogo con le nuove generazioni.
Padre Alfredo Tedesco, cosa sta facendo la diocesi di Roma per il “Giubileo degli adolescenti” di aprile?
Don Alfredo Tedesco: Chiaramente la diocesi di Roma è la diocesi del Papa e quindi è la diocesi anche ospitante dell’evento del Giubileo degli adolescenti. Sappiamo che il Giubileo sarà dal 25 aprile al 27 aprile, culminerà con la canonizzazione del Beato Carlo Acutis. Quindi la diocesi di Roma sta intanto sperimentando il ministero dell’accoglienza. Le nostre comunità parrocchiali si stanno organizzando sia attraverso le strutture di accoglienza e ricettive, ma anche attraverso le persone, le comunità che stanno organizzando il servizio di volontariato per accogliere gli adolescenti nelle nostre comunità.
Lei è il responsabile dell’Ufficio per la pastorale giovanile della diocesi di Roma. Che cosa comporta esattamente?
Don Alfredo Tedesco: Ci preoccupiamo di promuovere il Vangelo con tutte le particolarità che richiede questa fascia d’età, nella diocesi di Roma, e lo facciamo attraverso la rete delle nostre comunità parrocchiali. Lo facciamo però anche pensando a tutti quei ragazzi che non riusciamo a intercettare, anche quelli che non vengono in chiesa per i loro motivi. E quindi si tratta di sperimentare l’animazione della vita pastorale per i giovani della nostra diocesi.
Qual è la realtà spirituale in questo momento per gli adolescenti e i giovani italiani?
Don Alfredo Tedesco: Abbiamo tanti luoghi comuni sui giovani. Pensiamo, per esempio, che il fatto che non vadano in chiesa significhi che non siano interessati alla spiritualità, alla fede, alla religione cristiana o al fenomeno religioso in generale. In realtà, da quello che sappiamo, posso dire che hanno un grande desiderio. Sicuramente tante domande, un desiderio di Dio profondo, sincero, autentico. Solo che non è espresso nel modo in cui noi adulti siamo abituati.
Ci sono sfide particolari in questo momento per raggiungere i giovani e incoraggiarli a partecipare maggiormente alla loro fede, per rispondere a questo desiderio?
Don Alfredo Tedesco: L’Ufficio di pastorale giovanile e le iniziative che abbiamo fatto sono nate nel periodo del Covid, quando io ho iniziato questo servizio nel settembre 2020. In quel momento non potevo ignorare il fenomeno digitale. È stata un’opportunità per sperimentare in questo campo, ma con una particolarità: chiedere ai giovani stessi di essere apostoli per altri giovani nel contesto digitale. Il Papa li chiama “missionari digitali”, e ha ragione. Il mondo digitale è una terra di missione, un vero e proprio continente, dove dobbiamo imparare una lingua e dove i protagonisti di questa evangelizzazione sono gli stessi giovani.
Papa Francesco parla del protagonismo dei giovani. Ha altri esempi di come li rendete attivi nella Chiesa?
Don Alfredo Tedesco: La diocesi di Roma ragiona in modo molto concreto. Nella equipe di pastorale giovanile, ho voluto che ci fossero sia adulti che giovani adulti, oltre a famiglie e consacrati. A livello decisionale, voglio sempre sentire la loro opinione. San Benedetto dice: “Quando tu hai un dubbio, ascolta il giovane.” Ho cercato di fare di questa regola un principio fondamentale. Non dobbiamo coinvolgerli solo dopo aver preso le decisioni, ma durante il processo stesso. E spesso la loro parola è l’ultima, perché dove noi adulti non riusciamo ad arrivare, la loro freschezza ci guida alla scelta più giusta.
Siamo nel Giubileo della Speranza. Cosa le dà speranza per il futuro della Chiesa e dei giovani?
Don Alfredo Tedesco: Per me, i giovani sono la speranza. Guardando a loro, preparare con loro, lavorare con loro, stare insieme a loro, mi dà tanta gioia. Ma anche tanta speranza. È il motivo per cui guardo al futuro con tanta, tanta fede.
Il Giubileo degli adolescenti sarà uno degli eventi più importanti dell’anno, segnato dalla canonizzazione di Carlo Acutis e da un incontro tra giovani di tutto il mondo.
La Diocesi di Roma, con il suo impegno nell’accoglienza e nella pastorale digitale, dimostra che la Chiesa è pronta a parlare il linguaggio delle nuove generazioni e a camminare con loro nel percorso di fede.
Un evento da non perdere, un’occasione per riscoprire il ruolo centrale dei giovani nella Chiesa di oggi e di domani.