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L’Altare di Verdun: un capolavoro medievale che continua ad evangelizzare

Da San Pietro a Papa Francesco, la missione più importante della Chiesa è sempre stata quella di annunciare il Vangelo. Oggi, con l’aiuto dei mezzi di comunicazione, il messaggio cristiano può raggiungere ogni angolo del mondo. Ma anche nei secoli passati, senza Internet o TV, la Chiesa ha trovato modi creativi per trasmettere la fede.

Un esempio straordinario è l’Altare di Verdun, conservato nell’Abbazia di Klosterneuburg, vicino Vienna. Questo capolavoro medievale è una vera e propria Bibbia visiva, utilizzata per spiegare le Sacre Scritture ai fedeli in un’epoca in cui non tutti sapevano leggere.

L’evangelizzazione è più che una semplice trasmissione dottrinale e morale. È prima di tutto testimonianza.” – Papa Francesco

Abbiamo visitato l’Abbazia per scoprire il valore di questo tesoro artistico e teologico, ancora oggi fonte di ispirazione.

Un capolavoro unico nella storia dell’arte sacra

L’Abbazia di Klosterneuburg è abitata dai Canonici Agostiniani dal XII secolo. Da quasi 900 anni, questi religiosi si dedicano alla pastorale nelle parrocchie circostanti, arrivando fino agli Stati Uniti e alla Norvegia.

L’Altare di Verdun è un bellissimo esempio di come la Bibbia veniva spiegata e presentata nel Medioevo. Poiché all’epoca non tutti sapevano leggere e scrivere, il messaggio veniva trasmesso attraverso l’arte. – Fr. Anton Höslinger, Preposito dell’Abbazia

Il custode del monastero, Wolfgang Christian Huber, ci ha raccontato la grandezza di quest’opera:

“L’Altare in smalto di Nicola di Verdun non è solo la più grande opera orafa conservata del Medioevo, ma anche di eccezionale qualità artistica e tecnica. Comprende 51 scene, di cui 45 risalenti al XII secolo.” – Wolfgang Christian Huber

Ma cosa rende quest’altare unico nel suo genere?

Un’interpretazione biblica in immagini

Padre Elias Carr, Canonico Regolare di Sant’Agostino a Klosterneuburg, spiega il profondo significato teologico dell’Altare di Verdun:

Abbiamo qui un incredibile monumento all’interpretazione biblica cattolica. L’Antico Testamento racconta storie che trovano il loro compimento in Gesù Cristo e nella Chiesa. – Fr. Elias Carr

Questo metodo di lettura, noto come tipologia biblica, mostra come i personaggi e gli eventi dell’Antico Testamento prefigurino quelli del Nuovo Testamento.

Ecco alcuni esempi presenti sull’Altare: l’Annunciazione, in cui l’Arcangelo Gabriele annuncia a Maria la nascita di Gesù, parallela all’annuncio della nascita di Isacco e Sansone. Il sacrificio di Isacco, dove Abramo non sacrifica suo figlio, mentre Dio Padre offre Gesù per la salvezza del mondo. Il ritrovamento dell’uva nel Libro dei Numeri, simbolo dell’Eucaristia, in cui il vino diventa il Sangue di Cristo.

L’Altare mostra il legame tra Antico e Nuovo Testamento, spiegando il piano di Dio attraverso le immagini.” – Fr. Elias Carr

Un messaggio attuale dopo 800 anni

L’ultima parte dell’Altare ha un significato escatologico, cioè riferito agli eventi futuri e alla fine dei tempi.

Qui troviamo la resurrezione dei morti, gli angeli che annunciano il ritorno di Gesù e il giudizio finale. C’è anche una rappresentazione dell’inferno, con un vescovo, un re e un monaco: un chiaro monito sulla responsabilità delle nostre scelte.” – Fr. Elias Carr

Secondo Padre Elias, questo antico altare porta con sé un messaggio ancora valido oggi:

Le nostre scelte sono significative. Dio vuole che lo conosciamo faccia a faccia e che troviamo il nostro posto nella comunità.

Abbiamo chiesto a Padre Elias, originario di New York, qual è la sua parola tedesca preferita dopo tanti anni in Germania. La sua risposta è stata sorprendente:

Untergangstimmung, che significa ‘tutto sta andando all’inferno’. È una terribile tentazione pensare che il mondo stia solo peggiorando. Noi cristiani non possiamo accettarlo. Dio ci ha scelti per vivere in questo tempo, per svolgere il nostro ruolo con fede. Dobbiamo solo dirgli di sì.

L’Altare di Verdun, con le sue immagini e i suoi simboli, continua a diffondere il Vangelo dopo oltre 800 anni. È una testimonianza concreta di come la Chiesa abbia sempre cercato modi creativi per evangelizzare.

Ancora oggi, questa straordinaria opera medievale ci ricorda il valore della nostra fede e l’importanza delle nostre scelte, perché, come dice Padre Elias:

“Dio ci ha messi qui in questo momento per un motivo. Sta a noi rispondere alla sua chiamata.”

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