Un Messaggio “dal Policlinico Gemelli” ai partecipanti al corso per responsabili delle celebrazioni liturgiche episcopali del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma
E’ firmato “dal Policlinico Gemelli” ( è la prima volta che con questa dicitura Papa Francesco firma un documento del suo Pontificato) il Messaggio “ai partecipanti al corso per responsabili delle celebrazioni liturgiche episcopali del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma”. Un segno che Papa Francesco anche se dal 14 febbraio scorso è ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma lavora e continua a vivere e reggere il suo ministero petrino con volontà e determinazione. Un Messaggio, nel quale saluta “il Padre Abate Primate e il Preside del Pontificio Istituto Liturgico, con i professori e gli studenti che hanno seguito questa seconda edizione del corso per responsabilità delle celebrazioni liturgiche episcopali”. Nel documento, il Papa si rallegra con i destinatari del Messaggio per aver “accolto l’invito formulato nella Lettera Apostolica Desiderio desideravi, continuando a studiare la liturgia, oltre che sotto il profilo teologico, anche nell’ambito della prassi celebrativa”.
Nelle righe del Messaggio, il profilo idel responsabile delle celebrazioni liturgiche che “non è soltanto un docente di teologia; non è un rubricista, che applica le norme; non è un sacrestano, che prepara ciò che serve per la celebrazione”, bensì è un “maestro posto al servizio della preghiera della comunità”.
E continua con un’esortazione: “Cari fratelli e sorelle, ogni diocesi guarda al Vescovo e alla Cattedrale come a modelli celebrativi da imitare. Vi esorto, pertanto, a proporre e favorire uno stile liturgico che esprima la sequela di Gesù evitando inutili sfarzi o protagonismi. Vi invito a svolgere il vostro ministero nella discrezione, senza vantarvi dei risultati del vostro servizio. E vi incoraggiamento a trasmettere questi atteggiamenti ai ministranti, ai lettori e ai cantori”.
Infine, Papa Francesco sottolinea che “per riuscire in questi compiti, vi consiglio di tenere lo sguardo rivolto al popolo, del quale il Vescovo è pastore e padre: questo vi aiuterà a capire le esigenze dei fedeli, come pure le forme e le modalità per favorire la loro partecipazione all’azione liturgica”. E continua soffermandosi sul tema del culto che “è opera di tutta l’assemblea, l’incontro tra dottrina e pastorale non è una tecnica opzionale, bensì un aspetto costitutivo della liturgia, che deve sempre essere incarnata, inculturata, esprimendo la fede della Chiesa. Di conseguenza, le gioie e le sofferenze, i sogni e le preoccupazioni del popolo di Dio possiedono un valore ermeneutico che non possiamo ignorare”. Chiude il breve Messaggio con un invito e una richiesta di preghiera: “Invitandovi a fare di queste parole la prospettiva fondamentale del vostro ministero, auguro a ciascuno di avere sempre a cuore il popolo di Dio, che accompagnate nel culto con sapienza e amore. E non dimenticatevi di pregare per me”.
Questo articolo è stato pubblicato su ACI Stampa e ripreso dal team di EWTN Italia