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Chi gestisce il Vaticano mentre Papa Francesco è ricoverato in ospedale?

Una vista del Vaticano
Una vista del Vaticano | Canva

Papa Francesco è stato ricoverato in ospedale il 14 febbraio per ricevere cure contro la bronchite. Dopo quasi due settimane, i medici affermano che il Pontefice, che ha contratto una polmonite bilaterale mentre si trovava al Policlinico Gemelli di Roma e ha vissuto una “crisi respiratoria” sabato, rimarrà ancora nel centro ospedaliero per il recupero, data la sua “complessa” situazione medica.

Un ricovero prolungato di una delle figure internazionali più importanti del mondo solleva una domanda: chi gestisce esattamente il Vaticano quando un Papa è in ospedale o non può svolgere le sue normali attività?

Matthew Bunson, vicepresidente e direttore editoriale di EWTN News e autore di numerosi libri sul cattolicesimo, tra cui Encyclopedia of Catholic History, ha dichiarato a CNA —agenzia in lingua inglese di EWTN News— che, nonostante il Papa sia ricoverato da quasi due settimane, continua comunque a supervisionare almeno alcuni affari della Santa Sede.

Bunson ha fatto riferimento a ACI Stampa —agenzia in lingua italiana di EWTN News— che ha riportato come il Papa, all’inizio della settimana, si sia incontrato con i suoi segretari al Gemelli mentre si riprendeva dalla malattia.

“Quindi è chiaro che è ancora in contatto con il Vaticano e sta ancora prendendo decisioni”, ha affermato Bunson.

In questi casi, ha aggiunto, “la macchina dello Stato tende a continuare a funzionare fino al momento in cui si entra in un interregno”, ovvero il periodo tra due pontificati.

Andreas Widmer, professore associato di pratica aziendale alla Busch School of Business della Catholic University of America ed ex Guardia Svizzera del Vaticano, ha spiegato che gran parte dell’amministrazione della Santa Sede continua anche quando il Papa è malato.

“Le cose proseguono come al solito. [I funzionari vaticani] lo tengono aggiornato”, ha detto Widmer, che ha servito come Guardia Svizzera durante il pontificato di San Giovanni Paolo II negli anni ’80 e che ritorna regolarmente in Vaticano per collaborare con il Corpo.

“Per quello che so, il Papa è ancora lucido e sta lavorando”, ha affermato Widmer riguardo al ricovero di Francesco. “Forse non lavora 12 ore al giorno, ma sta comunque lavorando e incontrando persone”.

In alcuni casi, i Papi hanno affrontato in anticipo la questione della possibile necessità di dimettersi. Nel 1965, Papa Paolo VI scrisse una lettera al Decano del Collegio Cardinalizio dichiarando che, qualora fosse diventato incapace di esercitare il suo incarico, sarebbe dovuto essere considerato dimissionario. (Papa Paolo VI visse altri 13 anni e morì in carica).

Nel 2022, Papa Francesco ha rivelato che, nel primo anno del suo pontificato, aveva firmato le proprie dimissioni e le aveva consegnate all’allora Segretario di Stato Vaticano, il Cardinale Tarcisio Bertone, affinché fossero attuate nel caso in cui fosse diventato medicalmente incapace di svolgere le sue funzioni. (“Non so a chi le abbia poi date il Cardinale Bertone, ma gliele ho consegnate quando era Segretario di Stato”, aveva scherzato il Papa in quell’occasione).

Tuttavia, nella sua biografia pubblicata lo scorso anno, Francesco ha affermato di considerare il ministero petrino come ad vitam (a vita) e di non vedere alcuna ragione per dimettersi, salvo un’incapacità fisica grave.

Widmer ha sottolineato che i Papi non lasciano queste questioni in sospeso. “Un Papa non lascia nulla al caso. Prendono molto seriamente la loro responsabilità”, ha detto.

Bunson ha ricordato il recente caso simile di San Giovanni Paolo II, la cui salute peggiorò verso la fine del suo pontificato; durante quel periodo, ha detto, era chiaro che si stavano facendo preparativi per un possibile interregno.

“È evidente che non siamo ancora in quella situazione, quindi la Curia romana continua a funzionare normalmente”, ha affermato.

In caso di morte di un Papa, ha spiegato Bunson, gran parte dell’amministrazione immediata del Vaticano ricade sul Cardinale Camerlengo di Santa Romana Chiesa, uno dei pochi funzionari della Santa Sede che non perde immediatamente il proprio incarico alla morte del Papa. Tra le sue funzioni vi sono la certificazione della morte del Pontefice e la supervisione delle procedure durante l’interregno.

“Il suo compito è certificare la morte del Papa regnante e garantire che i suoi desideri vengano rispettati”, ha spiegato Bunson. “Successivamente, i cardinali vengono convocati a Roma”, e si procede all’elezione del nuovo Papa.

Un altro funzionario che mantiene il proprio ruolo alla morte di un Papa è il Prefetto della Penitenzieria Apostolica, il dicastero responsabile principalmente del perdono dei peccati.

Questa figura “conserva sempre il suo incarico”, ha detto Bunson, “perché deve sempre esistere l’opportunità per la misericordia amorosa di Dio”.

Un altro funzionario chiave è l’Elemosiniere di Sua Santità, il cardinale incaricato della carità papale e dell’assistenza ai poveri. È stato Papa Francesco a decretare che l’Elemosiniere mantenesse il proprio ruolo anche in caso di sede vacante, riflettendo la sua preoccupazione per gli ultimi e i più vulnerabili.

Sebbene i cattolici possano essere curiosi di sapere come viene gestito il Vaticano durante il ricovero di un Papa, Widmer ha smentito un’indiscrezione circolata nei giorni scorsi, definendola “una totale sciocchezza”: l’affermazione secondo cui le Guardie Svizzere starebbero “provando” il funerale del Santo Padre.

Negli ultimi giorni, i media internazionali hanno diffuso notizie su tali presunti preparativi, ma la stessa Guardia Svizzera ha smentito queste affermazioni.

“È una totale assurdità”, ha detto Widmer a proposito delle voci, sostenendo che la Guardia Svizzera è già preparata per simili eventualità come parte normale del suo incarico.

“Nessuno deve esercitarsi per nulla. Questo è il loro lavoro”, ha concluso.

Tradotto e adattato dalla redazione di ewtn.it. L’originale si trova su CNA.

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