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Oggi la Chiesa cattolica commemora la Giornata Mondiale del Malato

Mano anziana prendendo medicine
Towfiqu barbhuiya / Unsplash

L’11 febbraio la Chiesa Cattolica celebra la 33ª Giornata Mondiale del Malato, un’occasione per riflettere sull’importanza della compassione nei momenti di fragilità e malattia.

Il 13 maggio 1992, San Giovanni Paolo II istituì la Giornata Mondiale del Malato per sensibilizzare il Popolo di Dio, le istituzioni sanitarie cattoliche e la società civile sulla necessità di assistere i malati e coloro che se ne prendono cura.

Questa giornata si celebra ogni anno l’11 febbraio, giorno in cui la Chiesa Cattolica commemora la festa della Beata Vergine Maria di Lourdes, considerata la patrona dei malati. In questa occasione, in tutto il mondo vengono organizzate diverse iniziative in parrocchie, ospedali e comunità religiose, come visite ai malati, Messe speciali, conferenze sulla salute e attività di volontariato negli ospedali.

Nel suo messaggio per il 2025, inquadrato nelle celebrazioni del Giubileo 2025, Papa Francesco richiama la citazione biblica: La speranza non delude e ci rende forti nella tribolazione (Rm 5,5).

Il Santo Padre riflette sulla presenza di Dio “che rimane vicino a chi soffre, in particolare attraverso tre aspetti che la caratterizzano: l’incontro, il dono e la condivisione”.

“Nella malattia, infatti, se da un lato sperimentiamo tutta la nostra fragilità di creature — fisica, psicologica e spirituale —, dall’altro sentiamo la vicinanza e la compassione di Dio, che in Gesù ha condiviso le nostre sofferenze”, sottolinea il Papa.

“Egli non ci abbandona e spesso ci sorprende con il dono di una determinazione che mai avremmo pensato di avere e che non avremmo mai trovato da soli”, aggiunge il Pontefice.

Il Papa spiega che la malattia, pur essendo una realtà difficile, può diventare un’opportunità di profonda trasformazione. È un momento in cui scopriamo “una roccia incrollabile” a cui aggrapparci per affrontare le tempeste della vita. Pur comportando sacrificio e dolore, questa esperienza ha il potere di fortificarci, rendendoci più consapevoli di una verità fondamentale: “non siamo soli”.

“Mai come nella sofferenza ci rendiamo conto che ogni speranza viene dal Signore e che, per questo, è anzitutto un dono da accogliere e coltivare, rimanendo fedeli alla fedeltà di Dio, secondo la bella espressione di Madeleine Delbrêl (cfr. La speranza è una luce nella notte, Città del Vaticano 2024, Prefazione)”, afferma il Papa.

“Tutta la Chiesa vi è grata. Anch’io lo sono e prego per voi, affidandovi a Maria, Salus infirmorum, con le parole con cui tanti fratelli e sorelle si sono rivolti a Lei nei momenti di difficoltà (…) Vi benedico, insieme alle vostre famiglie e ai vostri cari, e vi chiedo, per favore, di non dimenticarvi di pregare per me”, conclude il Santo Padre.

Tradotto e adattato dal team di ewtn.it. L’originale si trova qui.

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