Dopo essere stato condannato a 26 anni di carcere per aver difeso la libertà religiosa in Nicaragua, Mons. Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa, è stato accolto a Roma nel gennaio 2024. Accusato dal regime di Daniel Ortega di tradimento e diffusione di notizie false, il vescovo è stato imprigionato nella famigerata prigione “La Modelo”.
Ora, per la prima volta dalla sua liberazione, racconta la sua esperienza in un’intervista esclusiva per EWTN Vaticano.
Un nuovo inizio a Roma
Paola Arriaza, Corrispondente EWTN Vaticano
Monsignor Álvarez, lei è arrivato a Roma un anno fa. Come è stata la sua vita qui? Quali compiti le ha affidato Papa Francesco?
Mons. Rolando Álvarez, Vescovo di Matagalpa
Sono molto felice a Roma, perché quando ero detenuto ho sempre pensato che, una volta libero, il posto migliore dove vivere sarebbe stato proprio la Città Eterna. Essere vicino a Pietro ha rinnovato la mia fede… Ho avuto un anno di recupero, non solo fisico ma anche interiore. Non mi sento esiliato, ma liberato, e nella diaspora la fede cresce sempre e la speranza si rafforza.
Il giorno della liberazione
Paola Arriaza, Corrispondente EWTN Vaticano
Il giorno del suo arrivo a Roma, come si sentiva? Come è stato quel momento per lei?
Mons. Rolando Álvarez, Vescovo di Matagalpa
Quando sono uscito dal carcere e mi stavano portando all’aeroporto, sapevo che era stato possibile grazie ai passi compiuti dalla Santa Sede con il governo del Nicaragua. Certo, ho provato una gioia profonda, ma soprattutto è stata un’esperienza di fede. In quel momento, ho recitato e professato il Credo, perché ho sofferto tutto questo per la mia fede.
“Ho sempre creduto nella mia libertà”
Paola Arriaza, Corrispondente EWTN Vaticano
Ha mai pensato che questo giorno di liberazione non sarebbe arrivato?
Mons. Rolando Álvarez, Vescovo di Matagalpa
Ho sempre pensato e creduto nella mia libertà, anche se non sapevo quando sarebbe arrivata. Ma ho sempre sperato. La preghiera è stata la mia forza. Essere qui, oggi, in questa Pontificia Commissione per l’America Latina e poter rilasciare questa intervista è un’azione soprannaturale di Dio. Non esiste una spiegazione umana per cui io sia qui in questo momento.
La prigionia e il recupero della salute
Paola Arriaza, Corrispondente EWTN Vaticano
Lei ha parlato del suo stato di salute il giorno in cui è uscito di prigione. Com’era il suo stato fisico e mentale dopo un anno di detenzione?
Mons. Rolando Álvarez, Vescovo di Matagalpa
Mi sono trovato in uno stato di meno zero. Meno zero in tutte le mie capacità: psicologiche, psichiche, emotive, affettive, sentimentali, morali, spirituali e fisiche. Ora, un anno dopo, posso dire di essere guarito al 90%.
Un messaggio per il popolo del Nicaragua
Paola Arriaza, Corrispondente EWTN Vaticano
Monsignore, ha un messaggio di ringraziamento che vorrebbe condividere?
Mons. Rolando Álvarez, Vescovo di Matagalpa
Voglio dire al mio popolo che lo amo molto. Sono un vescovo per la Chiesa universale: sono stato ordinato vescovo per Matagalpa, sono il capo visibile di questa diocesi e amministratore apostolico di Estelí, e lo sarò fino a quando Dio lo vorrà.
Voglio inviare la mia benedizione nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo a tutto il popolo del Nicaragua e di tutta l’America Latina.
Un simbolo della persecuzione della Chiesa in Nicaragua
La persecuzione contro la Chiesa cattolica in Nicaragua non si è fermata. Dopo la prigionia di Mons. Álvarez, il regime di Ortega ha:
- Espulso il Nunzio Apostolico nel 2022.
- Espulso i Gesuiti e confiscato i loro beni.
- Chiuso il Seminario Maggiore di Matagalpa per bloccare la formazione sacerdotale.
- Confiscato i beni delle Suore Clarisse.
Papa Francesco ha espresso più volte la sua preoccupazione:
“Le notizie provenienti dal Nicaragua mi hanno rattristato e non posso fare a meno di essere preoccupato per Mons. Rolando Álvarez, Vescovo di Matagalpa, che amo molto”.
Con questa intervista, Mons. Álvarez rompe il silenzio e riafferma la sua missione: nonostante l’esilio, continuerà a essere il pastore del suo popolo.