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Vita Consacrata, il Papa ricorda l’importanza della luce della povertà, della castità e dell’obbedienza

Papa Francesco durante la celebrazione | | Vatican Media / ACI group

L’omelia del Papa per la Celebrazione dei Primi Vespri della Festa della Presentazione del Signore

Con la preghiera dei Vespri di questo pomeriggio 1 febbraio, presieduti da Papa Francesco nella Basilica di San Pietro, hanno inizio le celebrazioni per la XXIX Giornata Mondiale della Vita Consacrata. La ricorrenza, che viene celebrata ogni anno il 2 febbraio nella Festa della Presentazione di Gesù al tempio, è “un’occasione nella quale la Chiesa si stringe con gioia e gratitudine attorno alle consacrate e ai consacrati che hanno pronunciato il loro sì donando la vita a Dio per la Chiesa e per il mondo”.

La celebrazione dei Primi Vespri della Festa, che introduce nel giorno della Domenica, si apre con il lucernario. Concelebrano con il Papa Cardinali, Vescovi e Sacerdoti appartenenti a Ordini, Congregazioni e Istituti Religiosi.

“Riflettiamo su come, per mezzo dei voti di povertà, castità e obbedienza, che avete professato, anche voi potete essere portatori di luce per le donne e gli uomini del nostro tempo”, dice il Papa nell’omelia.

La luce della povertà. “Esercitando così la povertà, la persona consacrata, con un uso libero e generoso di tutte le cose, si fa per esse portatrice di benedizione: manifesta la loro bontà nell’ordine dell’amore, respinge tutto ciò che può offuscarne la bellezza – l’egoismo, la cupidigia, la dipendenza, l’uso violento e a scopi di morte – e abbraccia invece tutto ciò che la può esaltare: la sobrietà, la generosità, la condivisione, la solidarietà”, spiega Papa Francesco nell’omelia.

Poi, la luce della castità. “La sua professione, nella rinuncia all’amore coniugale e nella via della continenza, ribadisce il primato assoluto, per l’essere umano, dell’amore di Dio, accolto con cuore indiviso e sponsale. Viviamo in un mondo spesso segnato da forme distorte di affettività, in cui il principio del “ciò che piace a me” spinge a cercare nell’altro più la soddisfazione dei propri bisogni che la gioia di un incontro fecondo. Ciò genera, nelle relazioni, atteggiamenti di superficialità e precarietà, egocentrismo ed edonismo, immaturità e irresponsabilità morale, per cui si sostituiscono lo sposo e la sposa di tutta la vita con il partner del momento, i figli accolti come dono con quelli pretesi come “diritto” o eliminati come “disturbo”, dice Francesco.

“La castità consacrata mostra all’uomo e alla donna del ventunesimo secolo una via di guarigione dal male dell’isolamento, nell’esercizio di un modo di amare libero e liberante, che accoglie e rispetta tutti e non costringe né respinge nessuno. Che medicina per l’anima è incontrare religiose e religiosi capaci di una relazionalità matura e gioiosa di questo tipo! Sono un riflesso dell’amore divino. A tal fine, però, è importante, nelle nostre comunità, prendersi cura della crescita spirituale e affettiva delle persone, nella formazione iniziale e in quella permanente, perché la castità mostri davvero la bellezza dell’amore che si dona, e non prendano piede fenomeni deleteri come l’inacidimento del cuore o l’ambiguità delle scelte, fonte di tristezza e insoddisfazione e causa, a volte, in soggetti più fragili, dello svilupparsi di vere e proprie “doppie vite”, la lotta contro la doppia vita è quotidiana”, è chiaro Papa Francesco.

Infine nell’omelia si parla della luce dell’obbedienza. “Ascoltarci prima di rispondere, accogliere la parola dell’altro come un messaggio, un tesoro. L’obbedienza consacrata è un antidoto a questo individualismo solitario, promuovendo in alternativa un modello di relazione improntato all’ascolto fattivo, in cui al “dire” e al “sentire” segue la concretezza dell’agire, anche a costo di rinunciare ai miei gusti, ai miei programmi e alle mie preferenze. Solo così, infatti, la persona può sperimentare fino in fondo la gioia del dono, sconfiggendo la solitudine e scoprendo il senso della propria esistenza nel grande progetto di Dio”, commenta il Papa.

L’ultimo consiglio del Papa ai consacrati è “adorarare”, la capacità di adorare il Signore nel silenzio.

Per la prima volta nella storia della Chiesa con Papa Francesco una donna è diventata capo un dicastero della Curia Romana. Suor Simona Brambilla è stata nominata dal Papa il 6 gennaio Prefetto del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Proprio ieri l’udienza privata con Suora Simona Brambilla e con il Card. Ángel Fernández Artime, Pro-Prefetto del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata.

Questo articolo è stato tradotto e adattato da ACI Prensa  

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