Papa Francesco continua a richiamare l’attenzione sulla sofferenza dei cristiani perseguitati nel mondo, soprattutto in Africa. Durante la festa di Santo Stefano, il primo martire cristiano, il Pontefice ha esortato a non ignorare le loro sofferenze, evidenziando la necessità di solidarietà e preghiera per i perseguitati.
Tra i luoghi più colpiti, la Nigeria resta un epicentro di violenza contro i cristiani. Secondo il rapporto di Open Doors, nel 2024 il Paese ha registrato il maggior numero di uccisioni e rapimenti di cristiani. Nonostante questo, la fede resiste. Una testimonianza straordinaria è quella di Afordia, sopravvissuta a un attacco di Boko Haram nella città di Mubi.
Un attacco che ha cambiato tutto
Ricordando il tragico giorno del 29 ottobre 2014, Afordia racconta:
“Quello che ci è successo quel 29 ottobre 2014 a Mubi è stato un attacco da parte dei terroristi di Boko Haram. I Boko Haram hanno iniziato a fargli domande: ‘Sei musulmano o infedele?’. Lui ha risposto: ‘Non sono musulmano, non sono un infedele. Sono un cristiano.’ Poi gli fu chiesto di andare sul lato destro della strada, cosa che fece. Immediatamente si è inginocchiato e ha iniziato a pregare. In realtà, non sapevo quale fosse il contenuto della sua preghiera, ma all’improvviso ho visto i Boko Haram che gli sparavano, e gli hanno sparato cinque volte alla testa, uccidendolo.”
Il momento in cui Afordia stessa fu interrogata rimane scolpito nella sua memoria:
“Dopo averlo ucciso, sono tornati da me. Mi hanno fatto una domanda: ‘Chi sei? Sei cristiana o infedele?’. Ho risposto: ‘Come mio marito.’ Ma nel mio caso ho chiuso gli occhi. Avevo tanta paura, paura di vedere come mi avrebbero ucciso. Ho alzato le due mani al cielo. Pregavo nel mio cuore: ‘Signore, accogli la mia anima oggi, perché verrò a trovarti.’ Così, in quella posizione, ho sentito un grido dall’altra parte, dagli stessi Boko Haram: ‘Fermatevi! Chi vi ha chiesto di uccidere questa donna? Lasciatela stare. Lasciatela andare!’ Così ho riaperto gli occhi e le loro armi si erano abbassate. Hanno detto: ‘Signora, può andare.’”
Perché rimanere fedele a Cristo?
Nonostante le sofferenze, Afordia continua a seguire Cristo con fermezza e convinzione. Alla domanda sul perché scegliere di restare cristiana, ha risposto:
“Il cristianesimo è la verità. Il perdono dei peccati è di Dio, è di Cristo, non di chiunque. Tu preghi il Suo nome ed Egli perdonerà il tuo peccato. Questo mi dà il coraggio di andare avanti. Anche se oggi mi uccideranno, anche se faranno a pezzi il mio corpo, non smetterò di seguire Cristo perché Lui è il Salvatore di questo corpo e il Salvatore di questa vita.”
Un messaggio per il mondo
Afordia vuole che il mondo sappia cosa accade ai cristiani in Nigeria:
“Vivendo nelle aree subsahariane dove opera Boko Haram, ci sono tanti terroristi. A volte è meglio essere uccisi con una pistola che essere legati e avere il fuoco sotto di sé, arrostendo come carne. In effetti, è meglio essere uccisi con una pistola che avere il collo tagliato e poi dato alle fiamme.
Tutte queste cose stanno accadendo. Scavano una buca, ci mettono dentro qualcuno e cominciano a lapidarlo finché non muore. Stanno accadendo tante cose crudeli.
Voglio che i cristiani nei luoghi con meno persecuzioni preghino per i cristiani laggiù – che Dio li liberi, che Dio li veda e li salvi. Inoltre, pregate per i Boko Haram, perché siano salvati, perché Gesù si riveli ai loro cuori in modo che si pentano di questa crudeltà che stanno commettendo.”
Una vita di servizio e fede
Oggi Afordia continua a servire la sua comunità con la stessa forza di sempre. Madre di cinque figli e nonna di cinque nipoti, è attiva nella sua chiesa locale, che conta circa 50 membri. Nonostante le ferite del passato, la sua fede è rimasta intatta, un segno di speranza per tutti i cristiani.
La sua testimonianza è un potente promemoria del valore del perdono e della forza della fede, anche nelle situazioni più difficili.