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Note storiche, la biblioteca dei Papi dal IV secolo ad oggi

Benedetto XVI in visita alla BAV | | Vatican Media

Dalle pergamene ai catologhi on line e alle digitalizzazioni

Una delle istituzioni più antiche della Santa Sede è la Biblioteca dei Papi. Come ci ricorda l’ Annuario Pontificio nelle Note Storiche lo scrinium della Chiesa Romana è datato IV secolo e serviva tanto da biblioteca quanto da archivio. 

“Nel VI secolo è sottoposto al primicerius notariorum, mentre dalla fine del sec. VIII compare la figura del Bibliotecarius S. R. E., che assume pure le funzioni del cancelliere. La prima biblioteca e il primo archivio dei Papi vennero dispersi, per ragioni non ancora ben conosciute, nella prima metà del XIII secolo. Nuove collezioni dei Papi di quel secolo, dei quali esiste ancora un inventario fatto sotto Bonifacio VIII, emigrarono con gravi perdite, dopo la sua morte, a Perugia, poi ad Assisi, poi ad Avignone”. É nella città francese che  “Giovanni XXII cominciò la collezione di una nuova biblioteca, rimasta in Avignone anche dopo il ritorno dei Pontefici a Roma; soltanto una parte di quella biblioteca, entrata nel sec. xvii nella collezione della famiglia Borghese, ritornò nel 1891 alla Santa Sede”.

La storia “moderna” della Biblioteca Vaticana inizia con Niccolò V (1447-1455), “che la volle pro communi doctorum virorum commodo e la provvide di numerosi manoscritti e di una sede nel palazzo Vaticano, che da lui prese il nome, nella quale restò fino a Sisto V (1585-1590) che fece costruire un nuovo edificio, quello attuale. Nel frattempo Sisto IV, con la bolla Ad decorem militantis Ecclesiae (15 giu. 1475) aveva dotato la Biblioteca di rendite, officiali e uffici. Era sottoposta al Cardinale Camerlengo fino a Paolo III, che nominò il primo Cardinale Bibliotecario come protettore. Nei sec. xvi e xvii l’amministrazione pratica era nelle mani di uno, poi di due custodi, coll’aiuto degli scrittori (copisti) e di altri officiali.

I fondi dei manoscritti entrati in blocco dopo il 1621 non furono più inseriti nei fondi Vaticani propriamente detti, ma furono tenuti a sé (fondo Palatino 1623, Urbinate 1658, Reginense 1690, Capponi 1746, Ottoboni 1748). Dopo le perdite dei tempi napoleonici la biblioteca ebbe le più importanti accessioni sotto Leone XIII (fondi Borghese, Barberini, Borgia e altri), e Pio XI (fondi Rossi, Chigi e Ferrajoli)”.

E proprio Papa Leone XII a rendere più agile l’accesso degli studiosi e l’uso scientifico con la creazione della sala di consultazione. 

Da Pio XI fino a Benedetto XVI ci sono stati ammodernamenti e ristrutturazioni. Proprio durante il pontificato di Benedetto XVI  si è avuta l’ultima grande ristrutturazione della Biblioteca che oggi è retta dal Bibliotecario di S.R.C. e dal Prefetto coadiuvato dal Vice Prefetto.

Ci sono poi gli scriptores chr svolgono il compito della ricerca scientifica e dell’attività culturale peculiare della Biblioteca, la quale è strutturata in tre Dipartimenti (Manoscritti, Stampati, Gabinetto numismatico), tre Uffici (Segreteria, Economato, Promozione e Sviluppo) e sette Servizi (Scuole, Coordinamento dei Servizi Informatici, Laboratorio di restauro, Laboratorio fotografico, Editoria, Mostre, Centro Elaborazione Dati).

Dal 1999, il Museo Cristiano e il Museo Profano, aggregati alla Biblioteca rispettivamente nel 1745 e nel 1767, sono stati affidati alla Direzione dei Musei. Dal 1934, alla Biblioteca è annessa la Scuola Vaticana di Biblioteconomia.

Questo articolo è stato tradotto e adattato da ACI Prensa  

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Angela Ambrogetti

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