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Concluse le celebrazioni per i 120 anni della nascita del Servo di Dio Pio Dellepiane

Dellepiane | Dellepiane | Credit pd

L’affascinante storia del Frate Minimo di San Francesco di Paola. Il suo rapporto con San Pio da Pietrelcina

Si sono concluse le celebrazioni per i 120 anni della nascita del Venerabile Servo di Dio Pio Dellepiane, una figura tutta da scoprire dell’Ordine dei Frati Minimi di San Francesco di Paola. Dellepiane, originario di Genova-Marassi, nacque il 4 gennaio 1904. Era terzogenito di una famiglia molto numerosa. I familiari lo chiamavano Edoardo per distinguerlo dal padre, che si chiamava anche lui Pio, un commerciante tutto dedito alla famiglia: produceva pasta fresca. Sposò in prime nozze Maria Picasso, dalla quale ebbe un figlio, e alla morte di lei prese in moglie Carmela D’Angelo, che gliene diede altri undici.

I primi semi di santità, già da bambino: il piccolo Pio aveva costruito in cantina un piccolo altare e appena aveva del tempo libero invitava alla preghiera i fratelli più piccoli. Addirittura, per svolgere tali “funzioni” si procurava degli indumenti vecchi da usare come paramenti e tutto l’occorrente per ricreare nel gioco una chiesa e le sue pratiche liturgiche. Da quest’animo così religioso non poteva che  scaturire una vocazione religiosa, anche se ostacolata soprattutto dalla madre. Tuttavia, il 13 ottobre del 1924, Pio Dellepiane, accompagnato dal padre, lasciò la sua casa per entrare nel monastero di Rimini retto dai padri Minimi. Nel 1933 venne trasferito a Roma, nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, dove si dedicò soprattutto alla cura dei poveri e dei sofferenti. Nel 1946 incontrò San Pio da Pietrelcina che influenzò sia la sua vita che la sua spiritualità. Al suo apostolato aggiunse la cura spirituale dei “Gruppi di preghiera di P. Pio” e l’apostolato di consacrazione delle famiglie ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria.

E proprio riguardo la sua amicizia con Padre Pio sono tanti gli episodi che si ricordano. Fra i tanti, rimane scolpita una  famosa frase di Padre Pio. Quando gli parlavano di Dellepiane, il frate cappuccino rispondeva: “Padre Pio Dellepiane? No, Padre Pio… delle vette!”. Oppure quando molti fedeli arrivavano da lui da Roma per confessarsi, sempre lo stesso padre cappuccino rispondeva: “Venite da me, quando a Roma avete Dellepiane?”. 

Negli anni 1948-1957, fu inviato nelle comunità di Rimini, Montefiore Conca, Roma e Massalubrense, dove si dedicò soprattutto al sacramento della riconciliazione. Dal 1957 al 1970 fu inviato nuovamente a Rimini, da dove estese il suo influsso spirituale a Bologna, Ravenna, Forlì e altri luoghi interni e sulla costa fino al Veneto. Qui operò anche come questuante per la ricostruzione della chiesa e del convento di Sant’Antonio.

Nel suo apostolato, va annoverato il suo particolare interesse per la preghiera dei bambini: Dellepiane, durante tutta la sua missione, instancabile nel ricordare l’importanza della preghiera dei piccoli. Cercò, infatti, di costituire dei “nidi di preghiera”: i bambini dovevano, secondo Dellepiane, vivere una vita di preghiera sotto il manto della Vergine Maria. 

Il Dicastero delle Cause dei Santi, così descrive il profilo spirituale del frate Minimo: “Sacerdote zelante, umile e gioioso, affrontò le prove senza lamentarsi; anzi, nelle difficoltà intensificava l’orazione. In occasione del bombardamento di Roma, durante il secondo conflitto mondiale, fu tra i primi ad intervenire per portare soccorso, nonostante i problemi di salute. Dai suoi atti traspariva una fede semplice, connaturale, incarnata nella sua esistenza. Visse in autentica povertà, totalmente affidato a Dio tanto nella quotidianità quanto per il futuro. Abbracciò la rigida Regola dei Minimi, nonostante la sua fragilità di salute”.

Muore a Roma, il 12 dicembre 1976

Questo articolo è stato tradotto e adattato da ACI Prensa  

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Antonio Tarallo

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