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La Chiesa cattolica si indigna per il bambino trovato morto in una culla termica di una parrocchia in Italia

Il piccolo potrebbe essere stato riposto quando era già privo di vita. Don Antonio Ruccia, parroco di San Giovanni Battista: «L'allarme non è scattato, sono sconvolto, per me è infanticidio»
I piedi di un bambino | Foto di Rene Terp: pexels

Un arcivescovo e un parroco hanno alzato le loro voci dopo il ritrovamento di un neonato morto, di circa un mese, nella culla termica di una parrocchia a Bari.

Sebbene i fatti non siano ancora del tutto chiari, la polizia locale ha avviato un’indagine sull’accaduto del 1° gennaio, quando intorno alle 21:30 (ora locale) un neonato maschio, avvolto in una coperta azzurra, è stato trovato privo di vita nella culla termica della parrocchia di San Giovanni Battista. La culla, tuttavia, non aveva attivato l’allarme che di solito si innesca quando riceve un bambino.

Secondo il quotidiano Avvenire, il parroco don Antonio Ruccia ha spiegato che il suo cellulare, collegato alla culla, non ha suonato. Questo potrebbe essere accaduto perché il neonato era già morto al momento in cui è stato posto nella culla, oppure perché chi lo ha lasciato non ha chiuso la porta della stanza dove si trova la culla.

Il corpo del bambino è stato trovato da Roberto Savarese, titolare di un’impresa di pompe funebri, che si trovava in chiesa per un funerale e voleva mostrare la culla termica a un collaboratore. È stato lui a dare l’allarme alle autorità.

Il procuratore aggiunto Ciro Angelillis ha aperto un’indagine per abbandono di minore con l’aggravante della morte.

Le parole del parroco

Don Ruccia ha commentato: “Qualcuno ha giocato con la vita di un bambino. Secondo me, era già morto: se fosse stato vivo, la porta sarebbe stata chiusa, e la notifica sarebbe scattata immediatamente”.
Paradossalmente, ha aggiunto, “questa è la dimostrazione che la culla termica della nostra parrocchia è utile”.

Savarese ha ricordato con emozione: “La gioia che ho provato due anni fa, quando una bambina è stata lasciata lì: era bellissima, e sono felice che oggi abbia una famiglia”.

Il messaggio dell’Arcivescovo di Bari

Mons. Giuseppe Satriano, Arcivescovo di Bari-Bitonto, ha scritto una riflessione intitolata “Una tragedia che ci interroga nel cuore del Natale”, affermando:
“Il neonato senza nome (…) è una speranza di vita negata e rappresenta la culminazione di una serie di fragilità e difficoltà sociali che spesso rimangono nell’ombra. È un richiamo urgente per tutti noi: nessuna vita, dalla concezione all’ultimo respiro, deve essere abbandonata all’indifferenza”.

Ha aggiunto che si tratta di “un invito a un impegno collettivo più forte per sostenere chi si trova in condizioni di vulnerabilità, per costruire una società che non lasci indietro nessuno, nemmeno nelle situazioni più difficili”.

Come pastore della comunità, Mons. Satriano ha espresso il suo dolore:
“Soffro con voi per la perdita di una vita così tenera e provo dolore per ciò che ha vissuto chi ha posto quel corpicino nella culla termica della parrocchia. Entrambi sono frutto di una cultura dello scarto che si fa strada in un mondo sempre più chiuso su sé stesso e poco attento ai più deboli e fragili”.

Celebrazioni per il bambino defunto il 6 gennaio

L’arcivescovo ha invitato a una riflessione personale e collettiva e ha chiesto che “il 6 gennaio, solennità dell’Epifania e giornata dedicata all’infanzia missionaria, nelle celebrazioni eucaristiche si ricordi questo bambino e il tragico evento della sua morte nella preghiera dei fedeli”.

In Italia, riferisce Avvenire, ci sono attualmente 64 culle termiche attive, luoghi sicuri che, grazie a una connessione 24 ore su 24, permettono di accogliere immediatamente i neonati appena depositati.

Sulla culla termica della parrocchia di San Giovanni Battista si legge:
“Nessun bambino è un errore. Se ti trovi in una situazione difficile e non puoi occuparti del tuo bambino, lascialo nella culla termica”.

Tradotto e adattato dal team di ewtn.it. L’originale può essere trovato qui.

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