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Sulle orme dei martiri inglesi: il Venerabile Collegio Inglese di Roma

Il Venerabile Collegio Inglese, situato nel cuore di Roma, ha una storia ricca e affascinante che risale ai tempi tumultuosi della Riforma inglese. Fondato per formare sacerdoti in un periodo estremamente pericoloso per i cattolici in Inghilterra, il Collegio continua ancora oggi la sua missione, accogliendo seminaristi da diverse parti del mondo.

Un rifugio durante la Riforma

Padre Christopher Warren, Vicerettore del Venerabile Collegio Inglese, spiega:

“La situazione in Inghilterra era grave per i cattolici. La Riforma protestante, che oggi consideriamo un fatto storico, era per loro una realtà viva. Soprattutto per coloro che avrebbero celebrato la Messa, per i sacerdoti e per coloro che li avrebbero aiutati nella loro missione, divenne una questione di vita o di morte. Per questo motivo, la preparazione al ministero sacerdotale doveva avvenire sul continente.”

I giovani inglesi e gallesi che aspiravano al sacerdozio erano costretti a lasciare il loro Paese per evitare persecuzioni. A Roma trovavano un luogo sicuro dove formarsi e prepararsi alla missione.

Il coraggio dei martiri

Padre Stephen Wang, Rettore del Collegio, sottolinea l’eroismo di questi giovani:

“I seminaristi erano molto consapevoli delle difficoltà nel loro Paese. I loro cuori ardevano, ma conoscevano anche i pericoli. Sapevano che, se catturati come sacerdoti cattolici, sarebbero stati probabilmente torturati, processati e poi giustiziati come traditori.”

Dopo l’ordinazione, molti tornavano in Inghilterra e Galles per condurre la loro missione in segreto, vivendo costantemente sotto la minaccia di tradimento, arresto ed esecuzione. Il primo martire del Collegio, San Ralph Sherwin, fu giustiziato il 1° dicembre 1581. Nei cento anni successivi, altri 44 ex studenti subirono il martirio, la maggior parte impiccati e squartati.

Un esempio per i sacerdoti di oggi

Padre Wang riflette sull’importanza di questa eredità:

“È una storia incredibile, l’eroismo dei martiri che tornavano a casa in missione. Ma è così rilevante anche oggi, perché abbiamo bisogno di sacerdoti missionari. Le culture non sono sempre accoglienti nei confronti del Vangelo e del messaggio cristiano. Bisogna essere in grado di condividere la propria fede in modo amorevole, ma anche avere il coraggio e la creatività necessari per farlo in circostanze nuove e difficili. I martiri sono un modello in tal senso.”

Una comunità internazionale

Originariamente dedicato ai seminaristi inglesi e gallesi, il Collegio oggi accoglie studenti da Scandinavia, Australia, Croazia e altri Paesi. Stuart McGovern, seminarista per la diocesi di Waterford e Lismore in Irlanda, condivide la sua esperienza:

“Oggi le cose sono un po’ diverse, ma tutti torniamo a casa e incontreremo ostilità in modi diversi. Sapere che loro erano disposti a fare quello che hanno fatto è davvero un’ispirazione per noi.”

Il legame attraverso il Liber Ruber

Un elemento unico che collega i seminaristi del passato e del presente è il Liber Ruber, il “Libro Rosso”. Dal 1579, tutti gli studenti firmano il Giuramento Missionario in questo libro, che registra i nomi e i dettagli di ogni seminarista del Collegio.

Il primo a firmarlo fu San Ralph Sherwin, che giurò di tornare in Inghilterra hodie quam cras – “oggi piuttosto che domani”.

Padre Christopher Warren spiega:

“Nelle pagine di quel libro ci sono innumerevoli generazioni di sacerdoti, tra cui i nostri santi martiri, che hanno dedicato la loro vita al servizio della Chiesa di Dio. C’è qualcosa di profondamente formativo in questo, perché i seminaristi si rendono conto che il libro che stanno firmando è stato firmato da persone proprio come loro, spesso giovani con le loro domande, preoccupazioni e ansie.”

Il prossimo 23 aprile, giorno di San Giorgio e anniversario della firma di Sherwin nel 1579, Chris Carling e altri quattro seminaristi del primo anno firmeranno il Liber Ruber. Chris, seminarista della diocesi di Middlesbrough, Inghilterra, afferma:

“Non facciamo più lo stesso giuramento. Ma quando firmiamo questo libro, facciamo la stessa promessa implicita: se saremo ordinati, torneremo nei nostri Paesi d’origine per essere sacerdoti.”

Il Quadro dei Martiri: un ricordo vivo

Nella cappella del Collegio si trova il Quadro dei Martiri, dipinto nel 1580. Raffigura la Santissima Trinità con il sangue di Gesù che infiamma la terra. Ai lati, i martiri inglesi San Tommaso di Canterbury e Sant’Edmondo, re dell’Anglia orientale, sono rivolti verso la Porta Flaminia, simbolo della strada verso casa.

Padre Wang spiega il significato dell’opera:

“I nostri due santi stanno dicendo a noi e a tutti coloro che oggi sono nella Chiesa: il vostro destino, la vostra vocazione non è di rimanere a Roma per sempre. Ricordate che siete qui per uno scopo. È tornare a casa. È essere in missione. È portare la buona notizia di Gesù, è portare la vostra esperienza di essere qui a Roma a coloro che hanno bisogno di sentire il Vangelo.”

Il Venerabile Collegio Inglese continua a essere un faro di fede e formazione, ispirando nuove generazioni di sacerdoti a seguire le orme dei martiri inglesi. La loro storia di coraggio e dedizione rimane un potente esempio di come la fede possa superare le avversità e continuare a illuminare il cammino della Chiesa.

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Bénédicte Cedergren

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