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Il Sottosegretario del Sinodo afferma: “Il deposito della fede non cambia né può cambiare”

Mons. Luis Marín de San Martín a Roma | Credito: Cortesia di Mons. Marín

Mons. Luis Marín de San Martín, figura centrale del Sinodo sulla Sinodalità, è stato nominato sottosegretario di questo evento da Papa Francesco. Il prelato spagnolo ha descritto il Sinodo come una “offerta di grazia” e un richiamo alla “conversione personale”. Ora che la riunione si è conclusa e il documento finale è disponibile, Mons. Marín ha spiegato ad ACI Prensa, agenzia cattolica in lingua spagnola di EWTN News, che la sinodalità “è una dimensione costitutiva della Chiesa”, e che quindi, anche se l’assemblea è terminata, “il processo continua”. Ha sottolineato come la sinodalità “non sia un traguardo” da raggiungere, ma piuttosto una realtà che “esiste e ed è sempre esistita”. La Chiesa stessa “è sinodale” e questa fase di “implementazione” mira a sviluppare tale dimensione, concretizzandola nella vita quotidiana della Chiesa.

Mons. Marín ha chiarito che il documento finale “non è un ricettario di norme né un codice di leggi”, ma uno strumento che “apre porte, indica percorsi e incoraggia processi”, adattandosi alle differenze geografiche e culturali, pur mantenendo un unico “deposito della fede: un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo”. La sfida, ha spiegato, è “discernere come essere fedeli al Signore e testimoniare il Vangelo nel mondo di oggi” attraverso un profondo rinnovamento che trova radici nella “comunione” e nell’esperienza di Cristo risorto.

Revisione del Diritto Canonico in chiave sinodale

Una proposta importante emersa dal Sinodo è la revisione del Codice di Diritto Canonico in “chiave sinodale”. Mons. Marín ha spiegato che il Codice è uno “strumento pratico” e che, pur mantenendo invariato il deposito della fede, le leggi della Chiesa possono essere rinnovate per meglio servire la missione salvifica della Chiesa. “Si richiede una revisione del Codice del 1983, considerando l’attuale sviluppo ecclesiologico, per fornire forme, strutture e procedure in chiave sinodale”. Una commissione di canonisti è già al lavoro per esaminare le strutture esistenti, con l’obiettivo di renderle più efficaci.

Tra i temi in discussione, Mons. Marín ha citato “l’obbligatorietà dei consigli pastorali diocesani e parrocchiali” e lo sviluppo di modalità per una maggiore partecipazione dei laici, mantenendo la distinzione tra laici e clero senza confondere i ruoli. “La partecipazione dei laici non è una concessione, ma una conseguenza del Battesimo”, ha affermato, aggiungendo che “ogni battezzato deve sentirsi coinvolto nella vita e missione della Chiesa”.

La guida della Chiesa come servizio

Il sinodo ha discusso anche il tema dell’autorità nella Chiesa. Mons. Marín ha richiamato le parole di Papa Francesco, affermando che il modello di guida non è la piramide né la sfera, ma il poliedro. “Il vescovo e il parroco devono consultare e ascoltare per discernere, affinché gli organismi di partecipazione possano funzionare”. Mons. Marín ha sottolineato la necessità di chiarire i processi decisionali, rispettando il principio di sussidiarietà: le questioni devono essere risolte nel livello più vicino agli interessati.

Infine, ha ricordato che la “mentalità del potere deve essere superata” per sviluppare quella del servizio. Questo processo include anche la questione della nomina dei vescovi, che richiede una maggiore apertura e partecipazione, anche se con delle limitazioni pratiche nelle grandi diocesi.

L’immutabilità del deposito della fede

Mons. Marín ha rassicurato coloro che temono un cambiamento nella dottrina, affermando con chiarezza: “Il deposito della fede non cambia né può cambiare. Si tratta di approfondirlo, formulare la sua espressione e svilupparlo nel contesto attuale”. Ha ribadito che il processo sinodale è un’opera dello Spirito Santo e richiede una conversione del cuore.

“L’invito alla conversione è il filo conduttore che unisce le diverse parti del documento sinodale: siamo chiamati dallo Spirito alla conversione nelle relazioni, nei processi, nei legami e nella missione,” ha concluso.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su ACI Prensa e adattato dal team di EWTN Italia.

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