Intervista al vescovo della diocesi di Pécs. Le risposte del mondo presente radicate nella storia. La necessità di camminare insieme. Il futuro della comunità
La diocesi di Pécs, nel sud dell’Ungheria, ha più di mille anni. È una comunità che si è rafforzata nelle vicissitudini storiche, che vive profondamente il suo essere varia, che ha una vibrante vita culturale. Ed è lì che, nel novembre del 2020, è arrivato László Felföldi come vescovo.
Arrivato in un periodo difficile, mentre si cercava di uscire dal dramma della pandemia, il vescovo Felföldi ha cercato di dare alla comunità cattolica del Paese uno sguardo nuovo. Che, come tutti i nuovi sguardi della Chiesa, non può che avere solide radici nel passato. E lo racconta in questa intervista.
Lei guida una diocesi con più di mille anni di storia. Quali sono le difficoltà nel guidare una diocesi così antica?
Se guardi alle mura di Pécs hanno una storia molto profonda. Ma, in un mondo che cambia molto velocemente, la storia della Chiesa è sempre stata importante. E io credo che dovremmo tornare indietro, a rivivere la realtà della cristianità antica. Dobbiamo, è vero, guardare alle sfide che ci sono nelle parrocchie. Ma dobbiamo prima di tutto comprendere come vivere le gioie che vengono dal servire.
Sente che la Chiesa stia perdendo terreno nel mondo odierno?
Io posso parlare solo dell’Ungheria, che è la mia casa e il mio tetto. La vita della Chiesa, fino a qualche tempo fa, era tutta basata sulla sicurezza e sul carattere stabile della vita. Ora questi due pilastri non ci sono più, abbiamo perso questa stabilità. Ma – ed è per questo che credo si debba tornare al passato – la Chiesa antica non aveva questa stabilità. Ha trovato la stabilità con il tempo.
Lei è arrivato in questa diocesi quattro anni fa. Quali sono state le più grandi sfide, quali sono i suoi progetti?
La cosa più difficile nella vita personale o nella vita della comunità è il cambiamento. Gli ultimi tre anni sono stati un periodo preparazione. Solo ora vedo alcuni frutti, in particolare nella vita quotidiana delle parrocchie della diocesi. La cosa più importante che abbiamo scoperto in questi tre anni è che al cuore delle comunità ci sono valori reali.
Quale è il contributo che può dare la diocesi di Pécs alle diocesi di Ungheria?
Ogni diocesi è indipendente da un punto di vista amministrativo, e può fare le sue scelte secondo quello che ritiene più opportuno. Tuttavia, vedo molte buone pratiche della nostra diocesi che sono state prese da altre diocesi. Abbiamo il diritto di imparare da ciascuno, e anche io ho imparato molto dalle altre esperienze. La diocesi di Pécs è culturalmente molto speciale. Abbiamo diverse nazionalità, una vicina all’altra. La più grande sfida che i credenti devono affrontare è quella di ricordare che non sono viaggiatori, ma camminatori.
È, in fondo, l’idea di Chiesa sinodale…
Come dice sempre Papa Francesco, la gente si deve sedere insieme e discutere il futuro. Sono molto attento alle parole e agli insegnamenti del Santo Padre e cerco di portarli nella vita della mia comunità.