I quasi 27 anni di pontificato di Papa San Giovanni Paolo II hanno lasciato un segno indelebile nel cuore dei suoi ex collaboratori in Vaticano. Anche con il passare del tempo, essi ricordano vividamente il profondo privilegio di vivere e lavorare al fianco di un santo.
Una Vita di Preghiera e Semplicità
Padre Pawel Ptasznik, capo della sezione polacca della Segreteria di Stato vaticana, racconta: “Era un uomo molto semplice, dal cuore gentile, tenero e sensibile, e questo è ciò che ci ha veramente deliziato di lui. Partecipare alle sue preghiere era anche un incoraggiamento a rimanere impegnati e a sostenere il Santo Padre, ma lo vedevamo più come un padre che come un santo.” Padre Ptasznik ha lavorato al fianco di Giovanni Paolo II per oltre un decennio, affiancandolo nella preparazione dei suoi testi, che fossero omelie o documenti.
“Quando il Santo Padre preparava i suoi testi, li dettava semplicemente e io li scrivevo accanto a lui,” ricorda. “Quando nel 1994 è caduto e si è rotto un braccio, non poteva più preparare i suoi testi, così gli è stato suggerito di iniziare a dettare, e così abbiamo iniziato alle dieci del mattino: veniva dopo la meditazione, che iniziava subito dopo la colazione, e dettava con frasi complete. Il testo scritto di solito veniva messo subito in circolazione.”
L’Impulso di Giovanni Paolo II alla Comunicazione Vaticana
Durante il suo pontificato, Giovanni Paolo II trasformò la comunicazione vaticana e la Radio Vaticana. Umberto Civitarese, dipendente di lungo corso della Radio Vaticana, racconta: “Giovanni Paolo II fu colui che diede l’impulso alla Radio Vaticana in quegli anni e ci furono molte assunzioni. Lui spinse molto per quanto riguarda la programmazione della Radio Vaticana. Arrivò a più di 50 lingue. Poi era una radio particolare, equiparabile a Voice of America, o Radio Mosca, insomma una grande radio che trasmetteva in tutto il mondo, e grazie a Giovanni Paolo II, in quegli anni, toccò l’apice della radiofonia.”
Civitarese, che accompagnò il Papa in circa 60 viaggi internazionali, racconta un episodio toccante durante un viaggio in Mali: “Mi ricordo un viaggio in Mali del Santo Padre che dopo una giornata passata con caldo, puoi immaginare stavamo mi pare a Bamako, era la capitale del Mali, dopo una giornata passata in giro per la città a vedere le baraccopoli, questi, questi agglomerati urbani così e’ un caldo asfissiante, una messa lunghissima nello stadio, una volta tornati nunziatura tutti cercavano un po di refrigerio lui si mise in ginocchio a pregare in Cappella, da solo.”
La “Geografia della Preghiera” di Giovanni Paolo II
La preghiera era il filo conduttore della vita di Giovanni Paolo II. Padre Ptasznik descrive la dedizione del Papa alla preghiera: “Era un uomo di preghiera e ogni momento in cui non era occupato con il lavoro lo dedicava alla preghiera e anche a volte durante la dettatura dei suoi testi chiudeva gli occhi e per un attimo la dettatura si interrompeva, potevo vedere che stava pregando e pregava profondamente.”
Il Papa pregava costantemente per persone specifiche, chiedendo ai suoi segretari di inserire richieste di preghiera scritte all’interno dell’inginocchiatoio della sua cappella privata. Ptasznik aggiunge: “Aveva una sorta di geografia della preghiera: ogni giorno pregava per una parte della Chiesa nel mondo, per la sua particolare comunità, e allo stesso tempo cercava di ricordare in quale contesto viveva quella comunità. I vescovi che venivano a trovarlo erano a volte sorpresi che il Santo Padre fosse così aggiornato sulla loro Chiesa locale.”
L’Esempio di Resistenza e Fede nei Suoi Ultimi Giorni
Con il passare degli anni, Giovanni Paolo II ha fatto sempre più affidamento sull’assistenza dei collaboratori in Vaticano. Paolo Sagretti, capo della Floreria Apostolica, ricorda come il Papa, nonostante la malattia, fosse in grado di celebrare la Messa fino ai suoi ultimi giorni: “Lui ha potuto celebrare fino alla fine grazie a quello che siamo riusciti a creare. Le idee ci nascevano dal nulla, perché delle cose che abbiamo progettato in ufficio non si potevano comprare, la dovevamo proprio inventare e credo che l’abbiamo sopportato bene fino alla fine. È importante quelle sedie, dette le Cattedre del Santo Padre, che si alzavano regolati da dei pistoni dinamici oppure elettrici, gli permettevano quindi di quando celebrava la messa di fare l’elevazione, perché era una cosa per lui oramai molto malato, era una cosa quasi impossibile di fare così normalmente.”
Uno degli eventi più significativi negli ultimi anni del pontificato fu la Giornata Mondiale della Gioventù del 2000 a Tor Vergata. Sagretti racconta: “Il Papa voleva parteciparvi per forza, gli era stato fatto un ascensore particolare per elevarlo e portarlo in quota perché il palco era altissimo, doveva guardare dall’alto un milione di persone. Mi ricordo proprio come aneddoto che nell’ultimo giorno, il Papa è arrivato e ha voluto fare a piedi, cioè con ogni tanto sì, col bastone. Tutto questo scivolo che rimaneva dietro le quinte e aveva delle difficoltà serie. A un certo punto mi impressionò perché non riusciva a procedere, ha dato un colpo con questo bastone, perché si arrabbiò con se stesso che non riusciva andare avanti.”
L’Eredità di Santità di Giovanni Paolo II
Giovanni Paolo II rimase fedele al suo ministero fino alla fine, determinato a stare vicino al popolo e a diffondere l’amore di Dio ovunque. Umberto Civitarese conclude: “C’era quel fascino, quell’aura un po’ particolare, qualcosa di irraggiungibile in lui…”
Il giorno del suo funerale, la sua santità fu proclamata a gran voce da tutti, convinti che oggi egli continui ad abbracciare tutta l’umanità dalla finestra della Casa del Padre.