Il Vaticano ha pubblicato martedì il primo rapporto annuale per valutare le politiche e le procedure della Chiesa cattolica nella prevenzione degli abusi nelle diocesi di tutto il mondo, dall’Africa all’Oceania.
Il rapporto di 50 pagine, redatto dalla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, rappresenta il primo di una serie annuale destinata a monitorare le misure di salvaguardia nelle diocesi, nelle organizzazioni cattoliche e negli ordini religiosi globalmente, in un arco di cinque o sei anni.
Pubblicato il 29 ottobre, il rapporto inaugurale rileva che “una parte consistente dell’America Centrale e Meridionale, dell’Africa e dell’Asia dispone di scarse risorse” per portare avanti efficacemente le iniziative di tutela dei minori. La commissione pontificia ha inoltre evidenziato una “persistente preoccupazione relativa alla trasparenza nelle procedure e nei processi giudiziari della Curia romana”, avvertendo che questa mancanza di chiarezza rischia di “alimentare la sfi ducia tra i fedeli, soprattutto tra la comunità delle vittime/sopravvissuti-e.”
La Trasparenza e i Tempi dei Processi Giuridici
Un punto critico sollevato dal rapporto riguarda il Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF), evidenziato per la lentezza nella gestione dei casi e per la lunghezza dei procedimenti canonici, che il documento definisce una possibile “fonte di ri-traumatizzazione per le vittime”.
La Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori è attualmente parte del DDF, in seguito alla riforma della Curia Romana voluta da Papa Francesco nel 2022, ma continua a sottolineare la propria indipendenza rispetto al dicastero. Nel rapporto si richiede inoltre la presenza in Vaticano di un Procuratore o Ombudsman dedicato al supporto delle vittime e si invita a uno studio approfondito sulle politiche di risarcimento.
Il documento non è un audit sugli episodi di abuso all’interno della Chiesa, ma piuttosto una revisione delle politiche e delle procedure di salvaguardia. Tuttavia, la commissione ha lasciato intendere che i rapporti futuri potrebbero includere una funzione di audit sugli incidenti di abuso, monitorando i progressi nella riduzione e prevenzione degli abusi.
Valutazione delle Pratiche di Tutela nelle Diocesi: Analisi Regionale
La commissione ha realizzato un’analisi pilota delle pratiche di tutela di una dozzina di Paesi, tra cui Messico, Belgio, Camerun e Papua Nuova Guinea, oltre che di due ordini religiosi e di vari uffici regionali di Caritas.
Le conclusioni del rapporto variano a seconda delle aree geografiche. In alcune parti dell’Europa si evidenziano pratiche avanzate di tutela, come il supporto psicologico e la sensibilizzazione sui traumi. Tuttavia, in America Centrale e Meridionale, Africa e Asia si registrano gravi difficoltà dovute a risorse limitate e a una formazione insufficiente.
Le principali sfide sono rappresentate da barriere culturali e finanziarie, nonché dalla scarsità di personale qualificato in aree come il diritto canonico e la psicologia. In Papua Nuova Guinea, ad esempio, la mancanza di fondi limita la formazione degli esperti di tutela e il costo proibitivo dei kit di analisi forense ostacola la raccolta di prove per le indagini penali. Allo stesso modo, la carenza di esperti in diritto canonico e psicologia frena l’efficacia degli uffici di tutela della Chiesa nella Repubblica Democratica del Congo.
In Zambia, la cultura patriarcale e una “cultura del silenzio” ostacolano la denuncia degli abusi, soprattutto tra le giovani vittime di sesso femminile. Anche in Messico, ostacoli culturali rappresentano un grosso impedimento alla giustizia, secondo il rapporto.
L’Iniziativa Memorare e il Futuro della Salvaguardia
Per far fronte alle carenze di risorse, specialmente nelle aree in via di sviluppo, la commissione ha lanciato l’“Iniziativa Memorare”, ispirata alla tradizionale preghiera alla Vergine Maria. Questo programma mira a sostenere la creazione di centri per la denuncia di abusi e per l’assistenza alle vittime nei Paesi del Sud del mondo.
Il rapporto raccomanda inoltre procedure più snelle per la rimozione di leader ecclesiastici coinvolti in abusi o insabbiamenti, oltre a politiche per promuovere un’equa compensazione per le vittime. Si propone inoltre una collaborazione del Vaticano con le università pontificie per la creazione di corsi di studio specializzati sulla tutela per il clero e i lavoratori della Chiesa.
Guardando al futuro, la commissione ha pianificato di esaminare tra 15 e 20 conferenze episcopali ogni anno durante le visite ad limina, con l’obiettivo di valutare la Chiesa intera entro cinque o sei anni.
Il Papa ha incaricato la commissione di redigere questo rapporto nel 2022. Il Cardinale Seán O’Malley, a capo della commissione dal 2014, ha sottolineato che questi rapporti annuali intendono essere sia uno strumento di responsabilità sia un passo verso il ripristino della fiducia nell’impegno della Chiesa per la tutela e la trasparenza.
Questo articolo è stato pubblicato da CNA e ripreso e adattato da EWTN Italia.