Piazza San Pietro, ore 9.00. Roma si sveglia con un cielo velato. Il Papa arriva sulla papamobile per un giro della Piazza. È il giorno dell’udienza generale. Papa Francesco, oggi, riprendendo il ciclo di catechesi sul tema dello Spirito Santo che “guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza”, incentra la meditazione sul tema: “Credo nello Spirito Santo”. La Lettura scelta per questa catechesi è quella del Vangelo di Giovanni al capitolo 14.
“Nei primi tre secoli – così esordisce il Papa – la Chiesa non ha sentito il bisogno di dare una formulazione esplicita della sua fede nello Spirito Santo. Nel più antico Credo della Chiesa, il cosiddetto Simbolo apostolico, dopo aver proclamato: “Credo in Dio Padre, creatore del cielo e della terra, e in Gesù Cristo, nato, morto, disceso agli inferi, risorto e asceso al cielo”, si aggiunge: “[credo] nello Spirito Santo”, senza alcuna specificazione”. Tiene, allora, a ricordare che fu “l’eresia a spingere la Chiesa a precisare questa sua fede. Quando questo processo iniziò – con Sant’Atanasio nel quarto secolo – fu proprio l’esperienza che essa faceva dell’azione santificatrice e divinizzatrice dello Spirito Santo a condurre la Chiesa alla certezza della piena divinità di Lui”.
Cita il Concilio Ecumenico di Costantinopoli del 381: fu questo Concilio a definire “la divinità dello Spirito Santo con le note parole che ancora oggi ripetiamo: Credo nello Spirito Santo”. Ma cosa vuol dire pronunciare la formula “Lo Spirito Santo è Signore”? Ecco la risposta di Papa Francesco: è “come dire che Egli condivide la “Signoria” di Dio, che appartiene al mondo del Creatore, non a quello delle creature. L’affermazione più forte è che a Lui si deve la stessa gloria e adorazione che al Padre e al Figlio”. Il Papa, allora, entra nell’aspetto storico-telogico: “La definizione conciliare non era un punto di arrivo, ma di partenza. E infatti, superati i motivi storici che avevano impedito una affermazione più esplicita della divinità dello Spirito Santo, questa verrà tranquillamente proclamata nel culto della Chiesa e nella sua teologia”.
Lo sguardo del Pontefice, poi, si rivolge al nostro mondo contemporaneo. Ma cosa dice a noi, credenti di oggi, l’articolo di fede che proclamiamo ogni domenica nella Messa? Continua, allora, il Santo Padre, “Di esso, in passato, ci si è occupati principalmente a proposito dell’affermazione che lo Spirito Santo “procede dal Padre”. La Chiesa latina ben presto integrò questa affermazione aggiungendo, nel Credo della Messa, che lo Spirito Santo procede “anche dal Figlio””. Ricorre all’etimologia della parola, per spiegarsi meglio: “Siccome in latino l’espressione “e dal Figlio” si dice “Filioque”, ne è nata la disputa conosciuta con questo nome, che è stata la ragione (o il pretesto) per tante dispute e divisioni tra Chiesa d’Oriente e Chiesa d’Occidente”. Per questo motivo si sono create delle incomprensioni, delle divisioni. Ma, una volta superate, “oggi possiamo valorizzare la prerogativa per noi più importante che viene proclamata nell’articolo del Credo, e cioè che lo Spirito Santo è “vivificante”, cioè dà la vita”.
Il Pontefice, allora, continua la sua catechesi con alcune domande: “Ci domandiamo: che vita dà lo Spirito Santo? All’inizio, nella creazione, il soffio di Dio dà ad Adamo la vita naturale; da statua di fango, lo rende “un essere vivente”. Ora, nella nuova creazione, lo Spirito Santo è Colui che dà ai credenti la vita nuova, la vita di Cristo, vita soprannaturale, da figli di Dio”. Altra domanda che il Pontefice pone ai fedeli: “Dove sta, in tutto questo, la grande e consolante notizia per noi? È che la vita che ci è data dallo Spirito Santo è vita eterna! La fede ci libera dall’orrore di dover ammettere che tutto finisce qui, che non c’è alcun riscatto per la sofferenza e l’ingiustizia che regnano sovrane sulla terra”.
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Questo articolo è stato precedentemente pubblicato da acistampa.com