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Carlo Acutis: Sulla Strada per Diventare il Primo Santo Millennial

Beatificato nel 2020, Carlo Acutis è sulla strada per la canonizzazione. La sua vita ha ispirato molti, dimostrando che la santità è accessibile anche nel mondo digitale.
Carlo Acutis

Carlo Acutis, il primo Santo millennial, ha ispirato migliaia di persone con la sua fede, il suo amore per l’Eucaristia e il suo impegno verso i più bisognosi

Carlo Acutis: La Vita del Primo Santo Millennial

Carlo Acutis era un adolescente che amava i videogiochi e il calcio, ma a 15 anni aveva già fatto qualcosa di straordinario: aveva creato un movimento globale di fede online. Oggi, Carlo è sulla strada per diventare il primo santo millennial.

Nato nel 1991, Carlo era un ragazzo ordinario con una missione straordinaria. In un’epoca in cui molti dei suoi coetanei vedevano Internet come uno strumento di intrattenimento, Carlo lo vedeva come un mezzo per avvicinare gli altri a Dio. Ha catalogato miracoli eucaristici, creando una mostra virtuale che è stata vista in tutto il mondo.

Nicola Gori, promotore della causa di canonizzazione di Carlo Acutis, afferma: “Carlo è conosciuto ovunque, e perché? Perché è un Santo dei giorni nostri—un ‘Santo 2.0’—che ha utilizzato i social media e le nuove forme di comunicazione per il bene, mettendole al servizio del Vangelo e della diffusione della fede.”

L’esempio di Carlo è rapidamente diventato globale e il suo impatto continua a crescere.

La Fede in Azione

Carlo era un adolescente come tanti altri: amava lo sport, i suoi amici e la sua PlayStation. Ma aveva anche una profonda vita spirituale, che sua madre, Antonia Salzano, attribuisce alla fede.

“Carlo per me,” dice, “è stato come un salvatore per il suo esempio. Ero lontana dalla fede.” Continua spiegando, “Carlo è stato uno strumento che Dio ha usato per farmi capire che Gesù è davvero presente nel Santissimo Sacramento, perché prima ero come una protestante. Pensavo che i sacramenti fossero come simboli. Ma grazie a Carlo ho capito, attraverso i miracoli eucaristici di cui parlava, che Gesù è veramente presente nel Santissimo Sacramento e questa è la ragione per cui dico che Carlo per me è stato come un salvatore.”

All’età di sette anni, Carlo aveva iniziato a frequentare la Messa quotidiana e l’adorazione eucaristica. La sua vita, come ricorda sua madre, ruotava attorno alla presenza di Gesù nell’Eucaristia. “In effetti,” dice, “abbiamo iniziato il cammino insieme. Ha ricevuto la sua prima Comunione a sette anni e da quel momento non ha mai perso una Messa quotidiana. Andava all’adorazione eucaristica ogni giorno.”

La fede di Carlo non si limitava solo a frequentare la chiesa. Credeva nel mettere il suo amore in azione, organizzando aiuti per i senzatetto a Milano già a nove anni. “Carlo non poteva rimanere indifferente vedendo persone che soffrivano. Ha iniziato a organizzare cibo, coperte, e a portare pasti a queste persone e aveva nove anni quando ha iniziato a organizzare qualcosa come una Caritas domestica. Diceva sempre, ‘Ho tutto ciò di cui ho bisogno, ho una casa, ho i genitori—come posso ignorare chi non ha niente?'”

La Beatificazione e l’Eredità di Carlo

Nel 2020, Carlo Acutis è stato beatificato e Papa Francesco ha già annunciato che sarà presto canonizzato. Il Vescovo Domenico Sorrentino riflette sul perché Carlo abbia scelto di essere sepolto ad Assisi, seguendo le orme di San Francesco. “Carlo non era di Assisi, ma voleva venire qui. Come San Francesco, Carlo si è spogliato delle cose mondane, offrendosi a Dio,” spiega il Vescovo Sorrentino. “Francesco e Carlo,” continua il Vescovo, “erano due eroi della rinuncia. Francesco, perché si è fisicamente spogliato di tutto per vivere una vita di povertà e amore. Carlo, perché si è lasciato amorevolmente spogliare anche della sua stessa vita.”

La connessione di Carlo con Assisi, la casa di San Francesco, è profonda nonostante un secolo di differenza. In entrambi i giovani, il Vescovo Sorrentino dice che vediamo vite vissute al servizio umile di Dio, un promemoria che la santità è accessibile a tutti—anche nel mondo moderno.

È stato nei suoi ultimi giorni che la fede di Carlo ha brillato di più. Diagnosticato con leucemia a soli 15 anni, ha accettato la sua sofferenza con grazia ed è rimasto gioioso fino alla fine. “Carlo ha detto che ha offerto la sua sofferenza per la Chiesa e per il Papa,” condivide la madre di Carlo. “Durante la sua malattia, sempre con un sorriso, mai lamentandosi, quando i medici chiedevano se avesse dolore, diceva, ‘Altri soffrono più di me.’ Sempre con un sorriso. E è davvero morto come un santo.”

L’eredità di Carlo Acutis, il Santo millenial, continua a ispirare, attirando molti giovani alla sua tomba ad Assisi grazie al modo in cui ha vissuto la sua vita nella fede, nell’amore e nel servizio, attraverso la tecnologia e al di fuori di essa. Carlo Acutis, il primo Beato Millennial, è la prova che anche nell’era digitale, la santità è possibile.

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