Il cardinale Alexandre do Nascimento, arcivescovo emerito di Luanda (Angola), è morto all’età di 99 anni: era nato a Malanje il 1° marzo 1925.
Nel 1948 è stato inviato a Roma dove, presso la Pontificia Università Gregoriana, ha conseguito il baccalaureato in filosofia e la licenza in teologia. È stato ordinato sacerdote a Roma il 20 dicembre 1952.
In Angola ha insegnato teologia ed è stato direttore della Radio Cattolica.
Nel 1961 è stato espulso dall’Angola e ha svolto il suo ministero sacerdotale in Portogallo.
Tornato in Angola nel 1971, è stato segretario generale della Caritas nazionale e presidente del Tribunale ecclesiastico di Luanda.
Il 10 agosto 1975 Paolo VI lo elegge vescovo di Malanje.
Il 3 febbraio 1977 è stato promosso arcivescovo di Lubango, ricoprendo anche il ruolo di amministratore apostolico ad nutum Sanctae Sedis della diocesi di Ondjiva.
Il 15 ottobre 1982 fu rapito – durante una visita pastorale – da un gruppo di uomini armati, che lo liberarono il 16 novembre successivo. Giovanni Paolo II aveva lanciato un appello per la sua liberazione durante l’Angelus di domenica 31 ottobre.
Giovanni Paolo II lo ha creato cardinale di Santa Romana Chiesa nel concistoro del 2 febbraio 1983, del titolo di S. Marco in Agro Laurentino.
Dal 1983 al 1991 è stato presidente di Caritas Internationalis.
Nella Quaresima del 1984 ha predicato esercizi spirituali in Vaticano per la Curia romana, alla presenza di Giovanni Paolo II.
Promosso arcivescovo di Luanda il 16 febbraio 1986, si è dimesso per raggiunti limiti di età il 23 gennaio 2001.
Dal 1990 al 1997 è stato presidente della Conferenza episcopale di Angola e Sao Tomè.
Nel 2015 è entrato nell’Ordine dei Frati Predicatori.
Attualmente era il cardinale più anziano dell’intero Sacro Collegio.
Appresa la notizia della morte del porporato, il Papa ha inviato un telegramma di cordoglio a Monsignor Filomeno Do Nascimento Vieira Dias, Arcivescovo metropolita di Luanda.
“Pastore illustre – sottolinea Francesco – si è preso cura del suo gregge in tempi travagliati e difficili. Per tutti è stato espressione del volto misericordioso di Gesù, Buon Samaritano dell’umanità. La fede in Cristo lo rendeva uomo coraggioso e libero, capace di orientare i suoi passi a favore del bene comune”.
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Questo articolo è stato precedentemente pubblicato da acistampa.com