Più di due ore di incontro, con 17 vittime di abusi sessuali, nella nunziatura di Bruxelles. Dopo aver esclamato a gran voce la vergogna per gli abusi nella Chiesa nel discorso al corpo diplomatico, nella sera del 27 settembre Papa Francesco ha compiuto l’atteso incontro con le vittime di abusi in Belgio.
Inizialmente un gruppo di 15 persone, sono diventate poi 17. La Sala Stampa della Santa Sede ha comunicato nella tarda serata che “nel corso dell’incontro, durato più di due ore, i partecipanti hanno potuto portare al Papa la propria storia e il proprio dolore ed espresso le proprie attese riguardo l’impegno della Chiesa contro gli abusi”.
Ancora, la Sala Stampa della Santa Sede metteva in luce che “il Papa ha potuto ascoltare e avvicinarsi alla loro sofferenza, ha espresso gratitudine per il loro coraggio, e il sentimento di vergogna per quanto da loro sofferto da piccoli a causa dei sacerdoti a cui erano affidati, prendendo nota delle richieste a lui rivolte per poterle studiare”.
L’incontro è iniziato con circa quindici minuti di ritardo, ma è terminato quasi due ore dopo, poco prima delle 21 del 27 settembre. Era previsto che ogni vittima avesse un momento a tu per tu con Papa Francesco di circa tre minuti, ma in realtà il tempo impiegato è stato molto di più.
La Chiesa in Belgio ha da tempo dovuto affrontare il dramma degli abusi. Ci sono state due commissioni di inchiesta dedicate alle vittime di abusi, una nel 2010 – 2011 e una nel 2023 – 2024. Quest’ultima ha prodotto circa 137 raccomandazioni, tra le quali quella di creare una commissione speciale per valutare le eventuali irregolarità nell’Operazione Calice, la spettacolare azione di polizia che nel 2010 arrivò a scoperchiare le tombe degli arcivescovi emeriti di Bruxelles.
Ritornata a più riprese sui media nonostante l’impegno deciso della Chiesa Belga nello sradicare il fenomeno, la questione abusi ha avuto nuova linfa da una serie televisiva in lingua neerlandese, Godergeten (I dimenticati da Dio) andata in onda nel 2023, che ha avuto un profondo impatto sulla popolazione delle Fiandre, e poi su quella francofona, dopo che gli episodi sono stati tradotti in francese.
La Chiesa in Belgio ha comunque combattuto il dramma degli abusi sin dal 1997, quando furono stabilite per la prima volta linee di assistenza telefonica. Tra il 2012 e il 2021 la Chiesa in Belgio ha stabilito dieci punti di contatto, mentre nel 2012 ha stabilito una commissione interdiocesana per la protezione dei bambini e dei giovani.
Molta impressione aveva fatto sull’opinione pubblica il caso Vangheluwe, il vescovo emerito di Bruges, che nel 2010 si era dimesso dopo essere stato screditato per abusi sui minori. Ha ammesso di aver aggredito sessualmente due nipoti negli anni ’80. I fatti poi risultarono prescritti e Vangheluwe non fu condannato. Anche se non era più vescovo di Bruges, poté mantenere il suo titolo di vescovo. Fuggì prima a Westvleteren e poi in un’abbazia in Francia, per vivere lì in “segreto”.
Tuttavia, nel 2012, furono trovate nel suo computer migliaia di immagini pornografiche. Il computer gli era stato sequestrato durante le perquisizioni nella sua abitazione che erano avvenute al tempo dell’Operazione Calice, la spettacolare indagine della polizia belga sugli abusi nella Chiesa che portò persino allo scoperchiamento di alcune tombe nella cattedrale di Bruxelles, con una iniziativa senza precedenti e comunque illegale. Le immagini trovate nel computer di Vangheluwe riguardavano migliaia di uomini, principalmente adulti.
Dal 21 marzo, Roger Vangheluwe non è più vescovo e non è più nemmeno sacerdote. Una decisione che è arrivata dopo la pressione mediatica, le nuove evidenze che tra l’altro il ministro della Giustizia belga aveva dichiarato di voler mettere a disposizione della Chiesa Cattolica, e infine una nuova indagine nel Dicastero della Dottrina della Fede.
La questione degli abusi è stata menzionata nel discorso di Re Filippo del Belgio, e anche, con toni inusualmente duri, dal Primo Ministro de Croo al castello di Laeken. De Croo ha detto che “le vittime devono essere ascoltate. Dovrebbero essere centrali. Gli errori devono essere riconosciuti. E si deve fare giustizia”.
La Chiesa in Belgio non ha ancora diramato una comunicazione ufficiale dopo l’incontro del Papa con le vittime degli abusi. Tuttavia, i media fiamminghi hanno raccolto alcune dichiarazioni delle vittime dopo l’incontro.
Koen Van Sumere si è mostrato molto positivo, e ha detto che “il Papa sembrava visibilmente ignaro dell’intera storia belga”. Anche Emmanuel Henckens ha detto di aver capito che “non tutto dal Belgio veniva comunicato a Roma”.
Jean-Marc Turine ha apprezzato che il Papa si sia scusato. Ma – ha aggiunto – “Quando ho chiesto sulla responsabilità della Chiesa, il Papa ha risposto: ‘La Chiesa, chi è? Quello siamo tu, io, tutti quanti. Evita ogni responsabilità”.
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Questo articolo è stato precedentemente pubblicato su acistampa.com