A Louvain-la-Neuve, l’università cattolica lavora a pieno ritmo e gli studenti hanno preparato da diverso tempo le questioni da portare all’attenzione di Papa Francesco. E questi, che la visita ne penultimo giorno del suo viaggio in Belgio, ascolta con attenzione i temi preparati, resta colpito in particolare dalla questione che riguarda il futuro e l’angoscia, ma nota anche che è “violento e arrogante il male che distrugge l’ambiente e i popoli”. E mette in luce le grandi sfide, da quella dell’eugenetica a quella dei nuovi sviluppi dell’intelligenza artificiale, chiedendo di scegliere tra manipolare la natura o coltivare la natura. Con una sottolineatura: lo studio ha senso solo quando si cerca la verità.
Quando nel 1968 l’Università di Lovanio si divise in due tronconi, fu costruita una nuova cittadina per ospitare l’università francofona. È un mondo a parte rispetto alla Lovanio antica, distrutta durante la Prima Guerra Mondiale, eppure ancora piena di storia tradizione.
Nella sua riflessione, Papa Francesco guarda alla guerra, “espressione più brutale” del male, ma anche alla corruzione e alle moderne forme di schiavitù – mali che rischiano di “inquinare la stessa religione”, che diventa “strumento di dominio”. E così “l’unione degli uomini con Dio, che è amore salvifico, diventa schiavitù”.
Ma, nota Papa Francesco, “Dio è Padre, non padrone; è Figlio e Fratello, non dittatore; è Spirito d’amore, non di dominio”. Papa Francesco, però, nota che l’impegno del cristiano è ancora più grande se si considera che “il male non ha l’ultima parola, che ha i giorni contati”.
Guardando al tema ecologico – una delle questioni che gli sono state poste – Papa Francesco descrive in tre parole il rapporto tra fede e casa comune: riconoscenza, missione e fedeltà. La riconoscenza, perché “questa casa ci è donata: non siamo padroni, siamo ospiti e pellegrini su questa terra”. Quindi, la missione, che è quella “di custodire la sua bellezza e coltivarla per il bene dei tutti, soprattutto dei posteri”, ed è in questo che consiste “il programma ecologico della Chiesa”, che non può riuscire se restano “arroganza, violenza e rivalità”.
Ci vuole, sottolinea Papa Francesco, una “conversione del cuore”, perché è anche da lì che viene “la drammatica urgenza del tema ecologico,” ovvero “dall’arrogante indifferenza dei potenti, che mette sempre avanti l’interesse economico”, e “finché il mercato resta al primo posto, la nostra casa comune subirà ingiustizia”.
Papa Francesco invita gli studenti a considerare la cultura come “coltivazione del mondo, non solo delle idee”. Da qui, il terzo atteggiamento, la fedeltà, che deve essere tributata a Dio e all’uomo, perché lo sviluppo integrale “riguarda tutte le persone in tutti gli aspetti della loro vita”.
Le forme di “oppressione e di scarto” si oppongono allo sviluppo integrale, ma – afferma Papa Francesco – “la Chiesa denuncia questi soprusi, impegnandosi anzitutto nella conversione di ogni proprio membro, di noi stessi, alla giustizia e alla verità”.
Per il Papa, “lo sviluppo integrale fa appello alla nostra santità: è vocazione alla vita giusta e felice, per tutti.”. Papa Francesco chiede di scegliere tra manipolare la natura e coltivare la natura, partendo proprio dalla natura umana, e mette in luce le sfide poste dall’eugenetica, dagli organismi cibernetici, dall’intelligenza artificiale.
Ma l’ecologia umana porta a pensare anche al ruolo della donna della Chiesa. Sulla questione, dice Papa Francesco, “pesano violenze e ingiustizie, insieme a pregiudizi ideologici”, e la Chiesa “è donna, non è il Chiesa”. La Chiesa, prosegue Papa Francesco, “è il popolo di Dio, non un’azienda multinazionale”, e la donna è “figlia, sorella, madre” come l’uomo è “figlio fratello e padre”, in una relazione che “esprimono il nostro essere a immagine di Dio, uomo e donna, insieme, non separatamente!”
Donne e uomini sono “persone, non individui”, chiamati fin dal principio ad amare ed essere amati, in una vocazione che è missione, perché “ciò che è caratteristico della donna, cioè ciò che è femminile, non viene sancito dal consenso o dalle ideologie” e “la dignità è assicurata da una legge originaria, non scritta sulla carta, ma nella carne”.
Il pensiero cristiano parte da questa dignità per elaborare “ missione della vita dell’uomo e della donna e il loro essere reciproco per l’altro, nella comunione”, non l’uno contro l’altro, quello sarebbe “maschilismo o femminismo”, ma l’uomo e la donna “insieme”. Va ricordato, continua Papa Francesco, “che la donna si trova al cuore dell’evento salvifico”, che Dio viene al mondo dal sì di Maria, che donna è “accoglienza feconda, cura, dedizione vitale”.
Esorta Papa Francesco: “Apriamo gli occhi sui tanti esempi quotidiani di amore, dall’amicizia al lavoro, dallo studio alla responsabilità sociale ed ecclesiale, dalla sponsalità alla maternità, alla verginità per il Regno di Dio e per il servizio. Voi stessi siete qui per crescere come donne e come uomini”.
Il Papa poi si rivolge alla comunità cattolica di Lovanio, e pone tre domande cruciali: come studiare, perché studiare e per chi studiare? Per quanto riguarda il come, “non c’è un solo metodo”, ma c’è “uno stile comune”, e ci vuole “il dialogo, perché il dialogo fa crescere la comunità universitaria”.
Per quanto riguarda il perché studiare, e si deve considerare “il motivo che ci spinge e l’obiettivo che ci attrae”, che “bisogna che siano buoni”, ed è importante “la coerenza, e voi dovete imparare questo atteggiamento della coerenza”.
Infine, si studia “per essere capaci di educare e servire altri, anzitutto col servizio della competenza e dell’autorevolezza”. Insomma, “prima di chiederci se studiare serve a qualcosa, preoccupiamoci di servire qualcuno. Allora il titolo universitario attesta una capacità per il bene comune”, e questo “deve essere molto bilanciato”.
Conclude Papa Francesco: “Lo studio ha senso quando cerca la verità, e cercandola capisce che siamo fatti per trovarla. La verità si fa trovare: è accogliente, è disponibile, è generosa. Se rinunciamo a cercare insieme la verità, lo studio diventa strumento di potere, di controllo sugli altri. Io vi confesso che si trovano università solo per preparare gli studenti a guadagnare. Troppo individualista, senza comunità. L’Alma Mater è la comunità universitaria, quello che aiuta a fare società, a fare fratellanza. Non serve lo studio senza l’essere insieme, ma domina. Invece la verità ci rende liberi (cfr Gv 8,32)”.
Il Papa chiosa: “Volete la libertà? Siate ricercatori e testimoni di verità! Cercando di essere credibili e coerenti attraverso le più semplici scelte quotidiane. Così questa diventa, ogni giorno, quello che vuole essere, cioè una Università cattolica! E andate avanti e non entrate nelle lotte ideologiche. La Chiesa è donna, e questo ci aiuterà tanto.”
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Questo articolo è stato precedentemente pubblicato su acistampa.com