Servizio, missione e gioia: sono le tre parole chiave, il mandato di Papa Francesco per la piccola comunità cattolica di Lussemburgo, che incontra nella Cattedrale di Notre Dame prima di partire e continuare il suo viaggio verso Bruxelles.
Il Papa è stato poco in Lussemburgo, il giro in auto scoperta è durato solo 25 minuti, mentre è arrivato a Notre Dame direttamente dal Palazzo Arcivescovile, con una puntatina dopo pranzo ad un Caffè, il Café Gruppetto, dove ci sono vari cimeli di ciclismo. Non c’è Messa, nel piccolo Granducato al centro dell’Europa, ma un incontro con la comunità cattolica che permette al Papa di conoscere la realtà del Paese. Un Paese che è già avviato, come quelli della sua area geografica, verso la secolarizzazione, ma dove resistono anche le tradizioni cristiane. Come la processione di primavera, che il Papa cita nel suo discorso, o come la devozione a Maria Consolatrice degli Afflitti, la cui immagine si venera da 400 anni e cui il Papa depone una rosa d’oro.
L’incontro è quello classico, con testimonianze, un indirizzo del Cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, e poi il discorso del Papa, che parte proprio dal tema del servizio e della consolazione. Ma prima Papa Francesco prende la parola dopo una testimonianza, per dire che “c’è un ritornello nella Bibbia: la vedova, l’orfano e lo straniero”. È un avere compassione di chi è abbandonato, come appunto le vedove, ma anche i migranti. Allora, dice Papa Francesco, “voglio ringraziare il governo lussemburghese per quello che fa per i migranti”.
Come ha già spiegato al corpo diplomatico nella mattina, Papa Francesco collega il tema del servizio a quello dell’accoglienza, ribadisce il todos, todos, todos di cui parla sempre Papa Francesco e che ha anche menzionato al discorso delle autorità del mattino. Papa Francesco incoraggia la Chiesa lussemburghese a rimanere fedele a questa eredità, “continuando a fare del vostro Paese una casa amica per chiunque bussi alla vostra porta chiedendo aiuto e ospitalità”.
Ricordando che Giovanni Paolo II, nel 1985, incoraggiava i giovani lussemburghesi a tracciare il cammino per una Europa “non solo delle merci e dei beni, ma dei valori, degli uomini e dei cuori”, Il Papa ribadisce che ci vuole “un’Europa, e un mondo, in cui il Vangelo sia condiviso nella parola dell’annuncio unita ai segni dell’amore”.
Da qui, il tema della missione, che prende le mosse dalle parole del Cardinale Hollerich, il quale ha descritto la “evoluzione della Chiesa lussemburghese in una società secolarizzata”, perché la Chiesa, in una società secolarizzata, “evolve, matura, cresce”, “non si ripiega su sé stessa, triste, rassegnata, risentita”, ma piuttosto “accetta la sfida, nella fedeltà ai valori di sempre, di riscoprire e rivalorizzare in modo nuovo le vie di evangelizzazione, passando sempre più da un semplice approccio di cura pastorale a quello di annuncio missionario”.
Si evolve, dice il Papa “nella condivisione e responsabilità dei ministeri” – è parte dell’idea di sinodalità – e si nota anche nel lavoro dei giovani lussemburghesi che hanno messo in scena per lui alcuni brani del musical Laudato Si.
Un lavoro, dice il Papa, che è “un segno doppiamente profetico”, perché “ci ricorda, in primo luogo, le nostre responsabilità nei confronti della “casa comune”, di cui siamo custodi e non despoti”, ma “ci fa anche riflettere su come tale missione, vissuta insieme, costituisce in sé un meraviglioso strumento corale per dire a tutti la bellezza del Vangelo”.
Dice Papa Francesco: per la missione, non c’è bisogno di far numero o proselitismo, ma i far conoscere “a più fratelle e sorelle possibili la gioia dell’incontro con Cristo”, e così “l’amore ci spinge ad annunciare il Vangelo aprendoci agli altri e la sfida dell’annuncio ci fa crescere come comunità, aiutandoci a vincere la paura di intraprendere vie nuove e spingendoci ad accogliere con gratitudine l’apporto di tutti”.
Infine, la gioia, che si nota nella descrizione della preparazione della GMG di Lisbona dello scorso anno, perché “la nostra fede è così: è gioiosa, danzante, perché ci dice che siamo figli di un Dio amico dell’uomo, che ci vuole felici e uniti”. Aggiunge Papa Francesco: “Alla Chiesa fanno male i cristiani tristi e con la faccia lunga. Per favore, abbiate la gioia del Vangelo. Questo ci fa credere”.
Infine, Papa Francesco ricorda la processione di primavera, la Spingprozezion, , che a Pentecoste si svolge ad Echternach, in ricordo dell’infaticabile opera missionaria di San Willibrord, evangelizzatore di queste terre.
Il Papa racconta che “l’intera città si riversa ballando per le strade e per le piazze, assieme a tanti pellegrini e visitatori che accorrono, e la processione diventa una grandissima, unica danza. Grandi e piccoli, tutti ballano insieme verso la Cattedrale – quest’anno perfino sotto la pioggia, ho saputo –, testimoniando con entusiasmo, nel ricordo del santo Pastore, quanto è bello camminare insieme e ritrovarci tutti fratelli attorno alla mensa del nostro Signore”. E Papa Francesco invita a non dimenticarsi mai di perdonare.
Conclude Papa Francesco: “È bella la missione che il Signore ci affida, di consolare e servire, sull’esempio e con l’aiuto di Maria. Grazie per il lavoro che fate, e anche per l’aiuto generoso che avete voluto condividere con i bisognosi”.
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Questo articolo è stato precedentemente pubblicato su acistampa.com