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Il Papa ripercorre le tappe del suo lungo viaggio nel Sud Est asiatico

"Ho respirato aria di primavera lì!"
Papa Francesco fa il suo contributo a un dipinto che commemora il suo viaggio a Singapore dopo un incontro con i giovani presso il Catholic Junior College di Singapore il 13 settembre 2024. (Foto CNS/Vatican Media)

Nel discorso in lingua italiana il Papa, come ogni volta al termine di un viaggio, incentra la meditazione dell’Udienza Generale sulle tappe del pellegrinaggio Apostolico in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor-Leste e Singapore.

“Prima di cominciare vorrei presentarvi due suicidi, questi due si sposeranno sabato prossimo”, scherza così il Papa in Piazza San Pietro parlando di due nuovi sposi, i lettori.

Il Papa da Piazza San Pietro dice ai fedeli di aver preso esempio da Paolo VI. “Con addosso qualche anno più di lui, mi sono limitato a quattro Paesi: Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Orientale e Singapore. Ringrazio il Signore, che mi ha concesso di fare da vecchio Papa quello che avrei voluto fare da giovane gesuita, perchè io volevo essere missionario lì!”, dice Francesco.

Per il Pontefice “siamo troppo eurocentrici, o, come si dice, “occidentali” nel pensare la Chiesa, in realtà “la Chiesa è molto più grande di Roma e d’Europa e anche più viva”.

“In Indonesia, i cristiani sono circa il 10% e i cattolici il 3%, una minoranza. Ma quella che ho incontrato è una Chiesa vivace, dinamica, capace di vivere e trasmettere il Vangelo in quel Paese che ha una cultura molto nobile, portata ad armonizzare le diversità, e nello stesso tempo conta la più numerosa presenza di musulmani al mondo. Lì c’è la fratellanza…”, dice Francesco.

“La bellezza di una Chiesa missionaria, in uscita, l’ho ritrovata in Papua Nuova Guinea, arcipelago proteso verso l’immensità dell’Oceano Pacifico. Là i diversi gruppi etnici parlano più di ottocento lingue: un ambiente ideale per lo Spirito Santo, che ama far risuonare il messaggio dell’Amore nella sin-fonia dei linguaggi. Là, in modo particolare, i protagonisti sono stati e sono tuttora i missionari e i catechisti. Vorrei menzionare anche Vanimo, i missionari sono tra la foresta e il mare, cercano le tribù più nascoste”, continua Papa Francesco.

“La forza di promozione umana e sociale del messaggio cristiano risalta in modo particolare nella storia di Timor Orientale. Lì la Chiesa ha condiviso con tutto il popolo il processo di indipendenza, orientandolo sempre alla pace e alla riconciliazione. Non si tratta di una ideologizzazione della fede, no, è la fede che si fa cultura e nello stesso tempo la illumina, la purifica, la eleva. Per questo ho rilanciato il rapporto fecondo tra fede e cultura, su cui già aveva puntato nella sua visita San Giovanni Paolo II. Le culture vanno evangelizzate. Ma soprattutto io sono stato colpito dalla bellezza di quel popolo: un popolo provato ma gioioso, un popolo saggio nella sofferenza. Un popolo che non solo genera tanti bambini, c’era un mare di bambini, ma insegna loro a sorridere. Non dimenticherò mai il sorriso dei bambini di quella regione….ho respirato aria di primavera lì!”, dice il Papa parlando di Timor Leste.

Infine Singapore. “Un Paese molto diverso dagli altri tre: una città-Stato, modernissima, polo economico e finanziario dell’Asia e non solo. Lì i cristiani sono una minoranza, ma formano comunque una Chiesa viva, impegnata a generare armonia e fraternità tra le diverse etnie, culture e religioni. Anche nella ricca Singapore ci sono i “piccoli”, che seguono il Vangelo e diventano sale e luce”, conclude il Papa questa udienza generale in piazza San Pietro.

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Questo articolo è stato precedentemente pubblicato su acistampa.com

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